
Antonio Aldo Caracciolo, 34 anni, esulta dopo un gol
Ci sono calciatori, campioni e infine troviamo i "totem": figure carismatiche, quasi spirituali, alle quali aggrapparsi nei momenti più complicati di un percorso. Antonio Caracciolo per il Pisa e i suoi tifosi rientra a pieno titolo in quest’ultima schiera: protagonista di oltre 150 presenze in competizioni ufficiali con la casacca nerazzurra, la maggior parte delle quali vissuta con la fascia al braccio e il petto in fuori del grande capitano. Ci sono due date che resteranno scolpite nella vita del centrale cresciuto nella periferia milanese e "venuto su dalla strada", come sottolinea con orgoglio il fratello minore Matteo: quella attesa 35 anni da un popolo di cui è divenuto parte ed emblema, e il 30 aprile 2022.
"Siamo una famiglia molto unita. Il calcio è una vera religione per me, mio fratello e nostro padre. Eravamo tutti davanti alla tv durante la partita con il Cosenza e quando vedemmo Antonio a terra in preda al dolore, col ginocchio tra le mani, capimmo immediatamente che era accaduto qualcosa di grave". Quello fu il momento più duro per il capitano: "Lo abbiamo sostenuto, sua moglie Maria Elena è stata eccezionale. In programma, in quelle settimane, c’era anche il viaggio a Miami per le visite specialistiche di suo figlio Enea. Prima di partire Antonio gli promise che sarebbe tornato in Serie A col Pisa. Non ci è riuscito in quegli sfortunati playoff, ma ho conservato il messaggio che gli scrissi al termine della gara col Monza: ‘Se non è stato oggi, lo sarà in futuro’. E finalmente il grande giorno è arrivato e la promessa fatta a Enea è stata mantenuta".
Caracciolo, da capitano e leader, rimase a Pisa in stampelle pur di stare accanto ai compagni in quel viaggio lungo gli spareggi, rinunciando a seguire moglie e figlio negli States: "Sono tutti sacrifici che sono stati ripagati quest’anno. È stata dura, lunga, faticosa, ma alla fine possiamo esultare tutti insieme". Il campionato dei nerazzurri e del capitano si è snodato lungo un asse ben preciso: "La scaramanzia regna sovrana nei nostri rapporti quotidiani – svela con una grande risata Matteo Caracciolo -. Con mio fratello e papà ci siamo imposti due regole: non sentirci mai nelle 24 ore precedenti a una partita, e mai nominare o scrivere ‘Serie A’. Anche se questa seconda l’abbiamo infranta". Il fratello del capitano prima di svelarci questo momento fa un passo indietro: "Dopo la sconfitta di Spezia Antonio era parecchio giù di morale perché era consapevole di aver perso immeritatamente. In più la carta d’identità non mente: sa di essere vicino all’ultimo giro di giostra e per lui conquistare la A con il Pisa era divenuta una missione da compiere a tutti i costi. Ha messo la ciliegina su una torta eccezionale".
E proprio all’indomani della gara del "Picco" è arrivato il messaggio con cui capitan Antonio ha rotto il patto: "Ci siamo messi al tavolo, con carta e penna, per fare i calcoli sul calendario del Pisa e dello Spezia. E abbiamo concordato che la quota ipotetica per la promozione era 74 punti. Poi quel foglietto l’ho conservato nel portafoglio fino a pochi giorni fa, senza più norminarlo" (ride,ndr). Prima e dopo quella sfida Caracciolo ha dato vita a una stagione eccezionale per dedizione, attaccamento alla maglia e qualità delle prestazioni: "Alla faccia di chi lo aveva etichettato come bollito. Solo io posso chiamarlo vecchio" (ride ancora, ndr). Nonostante la scaramanzia, il conto alla rovescia per la promozione è scattato dopo il successo di Reggio Emilia: "Il giorno succesivo lo Spezia ha pareggiato a Mantova. Quella sera Antonio mi ha scritto: ‘Ho fatto i conti: mancano 9 punti alla Serie A’. Non ha portato male: adesso festeggiamo". M.A.