Mare, lo sviluppo possibile "Il pericolo delle plastiche E la pesca va controllata"

Giampiero Sammuri presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano "Dobbiamo prendere misure adeguate per ridurre l’impatto dell’inquinamento".

di Michela Berti

Agenda 2030, goal 14: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.

Ne parliamo con Giampiero Sammuri presidente Parco Nazionale Arcipelago Toscano.

Presidente, l’Agenda 2030 secondo lei un libro dei sogni?

"E’ un libro dei sogni nella misura in cui gli Stati la prendono e la mettono in un cassetto. Se poi vogliono essere coerenti, allora è una cosa bella che si può fare. Gli Stati dell’Onu l’hanno sottoscritto, allora c’è bisogno di attuarla".

L’Italia come sta lavorando?

"Su alcune cose mi sembra siamo molto indietro".

A cosa si riferisce?

"Penso all’obbiettivo di raggiungere il 30% di superficie protetta che è stato ripreso dall’Onu ma che l’UE aveva già indicato più di due anni fa. Sono passati due anni e non è stato fatto niente, anzi. Penso poi all’istituzione dei Parchi protetti come ad esempio a Matese, è dal 2017 che ne parliamo e manca il decreto del Presidente della Repubblica affinché sia ufficiale". Presidente, com’è la vita sott’acqua?

"E’ una vita difficile, per molti fattori. Intanto il mare è meno conosciuto e meno tutelato rispetto alla terra ferma. Il rapporto tra la superficie tutelata del mare e della terra ferma è nemmeno un decimo. Il mare è poco conosciuto e questa è una difficoltà oggettiva. Sappiamo, ad esempio, delle specie terresti più minacciate ma di molte specie marine a rischio non sappiamo nulla...".

Il goal 14 di Agenda 203 sembra un comandamento. Ma quanto è stato fatto fino ad oggi per conservare gli oceani?

"Se si pensa al problema dell’inquinamento da microplastiche... Un problema gigantesco che peraltro non si risolve in mare ma sulla terraferma facendo politiche che riducano questa presenza. Problema globale e mondiale. Si possono e si debbono fare delle cose anche se sono complicate per ridurre apporto di inquinamento in mare. Penso anche alla gestione sostenibile dei prelievi ittici. Il mare alimenta 2 miliardi di persone, ha una capacità straordinaria ma il prelievo delle risorse ittiche deve essere più lungimirante non erodere il capitale. Forma di pesca sostenibile: questo è una cosa che va fatta a livello globale. Sugli oceani si gioca una partita importante".

Lei è presidente di un Parco Nazionale. Quali sono le prossime sfide?

"L’Arcipelago Toscano è l’area a mare protetta più grande d’Italia. Rappresenta il 24% delle aree protette a mare nel nostro Paese, quindi circa un quarto. La sfida è quella di consolidare questo livello di tutela e di conoscenza. Conoscere e far sapere cosa c’è in mare. Capire le evoluzioni, le minacce per difendere la conservazione delle biodiversità marine, ancora molto elevate".

Sull’isola di Capraia abbiamo un gioiello, la grotta della foca monaca...

"La foca è molto legata alle grotte per la riproduzione e il riposo. E’ chiamata la grotta della foca perché in questa fino agli anni ’50 del secolo scorso qui si riproduceva la foca monaca appunto. E’ ricomparsa, di recente, ed è andata propria in quella grotta tutelata. La zona è monitorata H24 con telecamera a infrarossi che ci ha consentito di vedere che per ben 10 giorni la foca monaca è stata in quella grotta".

Una grande attrazione turistica?

"Sì, questo deve essere un valore aggiunto anche di promozione territoriale. Non ci sono ’grotte foca monaca’ in Italia, solo una segnalazione alle Egadi, dunque una cosa eccezionale da valorizzare".

Secondo lei il modello di frequentazione delle isole protette dell’Arcipelago Toscano funziona?

"Dire di sì. Ci consente di tutelare ma anche di far fruire le persone in maniera bella, penso a Montecristo dove offriamo una visita di alta qualità, solo 75 persone con 7 guide. In totale 2000 persone all’anno sull’isola. A Pianosa c’è un limite giornaliero che spesso non viene raggiunto".