Gli angeli della battigia "Una vita in spiaggia E pensare che volevo fare il giornalista..."

Andrea Bertelloni è lo storico bagnino del ’Tirreno’ di Marina di Massa. Centinaia di salvataggi alle spalle in oltre trent’anni di carriera. "Quello che ricordo di più? In Egitto, mentre ero in vacanza...".

Gli angeli della battigia "Una vita in spiaggia E pensare che volevo fare il giornalista..."

di Alfredo Marchetti

"Oltre trent’anni sono passati da quando scelsi di fare il bagnino. E pensare che stavo studiando all’università per fare altro: volevo fare il giornalista...". Alle volte basta un incontro, un’emozione per cambiare totalmente il proprio destino. Si pensa che la vita prenda una strada prefissata, poi cambia tutto... E’ successo a Andrea Bertelloni, 50enne bagnino del bagno Tirreno di Marina di Massa. "Studiavo e mi mantenevo facendo la stagione. Ho incontrato i precedenti titolari del Tirreno e mi hanno fatto sentire a casa. Ho preso la mia scelta: diventare bagnino. Oggi, a distanza di oltre 30 anni posso dire di essere soddisfatto della mia scelta, la riprova arriva dall’affetto della clientela".

Storico bagnino di Marina di Massa, Bertelloni ha visto molte onde infrangersi sulla battigia. "Ci sono famiglie che tornano ogni anno: vedo i bimbi che diventano uomini, si crea un legame con la clientela, nascono amicizie. Questo è il bello del mio lavoro". Un curriculum di tutto rispetto, centinaia di salvataggi appuntati sulla canottiera ’salvataggio’. Quello che però ricorda maggiormente Bertelloni è un salvataggio avvenuto in terra straniera, durante una vacanza: "Ero a Sharm el Sheikh: c’era un ospite di Varese che si era dimenticato di prendere una medicina. Ricordo che era in acqua ed è stato ’risucchiato’ dalle acque. Era mattina presto: mi sono buttato e l’ho salvato. Mi ha ringraziato molto...".

Non chiamiamola deformazione professionale, questa è la dimostrazione lampante che Bertelloni ama il suo lavoro. Una professione che però ha bisogno di riconoscimento: "Ci sono delle volte che c’è mare mosso. Issiamo bandiera rossa, ma c’è gente che non ci ascolta e va a fare il bagno senza preoccupazioni. Se però noi non andiamo a prenderli nel caso in cui chiedano aiuto ci viene imputato l’omissione di soccorso. Se la Capitaneria di porto issasse un altro tipo di bandiera, magari nera, così da esimerci da colpe, si lavorerebbe tutti meglio. Non dobboamo aspettare il morto per fare le leggi. Mi consola il fatto che i nostri clienti sono rispettosi, il problema giunge da chi viene a fare il bagno davanti al nostro e non rispetta le regole".

Lo stabilimento è gestito dalla famiglia Marchetti: 140 ombrelloni e una grande atmosfera di familiarità. La Bolkestein però potrebbe scombinare le carte, ridisegnando destini e rapporti professionali. "Credo che l’idea delle aste sia partita male, non si può fare di tutta un’erba un fascio, ogni stabilimento balneare ha la sua natura, credo che cambiare così nettamente le carte in tavola sia deletereo anche per la clientela, si crea un danno al servizio. I nostri clienti vengono perché ci siamo noi. Poi se dai la possibilità a un titolare di tenere uno stabilimento dai 4 ai 6 anni è ovvio che non ci metta il cuore come noi, ma tenda a fare ricavi".

Il ruolo del bagnino rimane comunque fondamentale per la sicurezza in spiaggia. Questi professionisti dedicano il loro tempo a renderci piacevole la vacanza senza preoccupazioni per la nostra vita. Ma il vero bagnino si riconosce dall’evitare i guai invece che ritrovarsi ad affrontarli. "Un consiglio che mi sento di dire ai miei colleghi più giovani: noi non dobbiamo fare gli eroi, i bagnini devono collaborare insieme. Il buon bagnino fa si che nella stagione non ci sia niente di rischioso. Come si fa? Semplicemente attuando la prevenzione". Un saluto e un augurio per l’inizio della stagione: "Auspico che ci sia sempre tempo sereno e mare calmo. Non credete a coloro che dicono che noi stiamo meglio se piove. Siamo in servizio, quindi a noi non cambia nulla, qui dobbiamo stare...".