
Rimasto nel direttivo, può dedicarsi con spirito differente al suo adorato Muggiano "L’unico rimpianto è quello di non essere riuscito a portare la gara in diretta Rai".
Il suo nome è legato al “sindacato“ che racchiude i rappresentanti delle 13 protagoniste del palio. Massimo Gianello dopo 20 anni come presidente del Comitato ha lasciato il ruolo a Francesca Micheli, per anni sua vice.
Gianello, che estate sta trascorrendo ?
"Decisamente differente, anche se continuo a essere all’interno del Comitato. Certamente una cosa è essere il presidente di tutti, un’altra soltanto il presidente di una borgata. Dopo tanti anni sono tornato a indossare la maglietta del Muggiano. Prima non mi sembrava il caso, perché comunque dovevo far comprendere a tutti quale fosse la priorità del mio ruolo".
Sente la mancanza?
"Assolutamente no. E’ stata una decisione ponderata e poi so benissimo che siamo in buone mani quindi non c’è nulla da temere".
Può fare un bilancio del suo lungo mandato?
"Abbiamo messo a punto diverse situazioni che si sono rivelate indovinate. La sfilata al venerdì sera è diventata un evento, così come la cena trasferita in corso Cavour: una soluzione che ha legato la rassegna alla città, portando oltre mille persone. Penso anche all’installazione delle tribune sulla Passeggiata oppure alle collaborazioni importanti con Fondazione e Autorità portuale".
Rifarebbe proprio tutto?
"Diciamo al 99,8 per cento. Ma anche quello che ho sbagliato è stato sempre in buona fede".
Ha generato più simpatia o antipatia?
"Francamente non lo so, ma sono a posto con la coscienza. Chi ha lavorato assieme a me rientra sicuramente nella cerchia delle amicizie, ma è altrettanto vero che in tanti anni qualche antipatia l’avrò sicuramente attirata".
In quale occasione ha conosciuto il Palio?
"Era il 1978 e insieme a Gianni Maccioni siamo entrati nella borgata del Muggiano. E così è iniziata un’avventura straordinaria insieme a tante persone che ho avuto il piacere di conoscere. E se mi è consentito vorrei fare un ringraziamento a tutte le donne del Palio perchè rappresentano quel motore che spesso non viene messo in evidenza. Il Palio non è rappresentanto soltanto dai quattro vogatori e dal timoniere ma da un mondo alle loro spalle".
C’è un cruccio che si porta dietro?
"Il rammarico più grande è quello di non aver convinto tutti dell’importanza di arrivare a trasmettere la gara in diretta Rai. Ci ho provato in tutti i modi ma alla fine non ci sono riuscito".
E’ stato difficile gestire le borgate?
"Ci sono grandi responsabilità. Nel mio percorso ho avuto modo di sedermi ai tavoli con personaggi che hanno davvero fatto la storia del Palio. Uomini che trasmettevano una personalità enorme dai quali ho imparato. Anche la gestione dei rapporti".
Che cosa è per oggi il Palio per le borgate?
"Il motivo per ritrovarsi e stare insieme. Anche semplicemente per andare a mangiare una pizza e parlare del Palio e di cosa preparare. E’ una febbre che dura un anno e per rendervene conto dovete seguire con un occhio attento il lunedì dopo la gara. Quella sera il risultato è alle spalle, già si pensa all’anno successivo".
Qualcuno ancora oggi sostiene che la città non sia particolarmente legata al Palio. E’ vero?
"Di certo non lo vive con la stessa intensità delle borgate. Esistono due velocità differenti, questo è fuori discussione. Anni fa abbiamo anche provato a riportare in gara la borgata di Porta Rocca ma non ci siamo riusciti. Chiaramente la vita del paese e dei quartieri è differente da quella della città e il Palio è il collante che tiene uniti".
Che Palio si aspetta?
"Intanto ci saranno 13 equipaggi femminili e questo è un grande successo. Secondo me vincere il Centenario sarà come vincere il palio numero 99 oppure il 101. Quello che conta è vincere, e portarsi via lo stendardo che almeno per un anno resterà nella borgata".
Cosa si prova a tagliare davanti a tutti il traguardo?
"Senti dentro un vulcano di emozioni, una scarica di adrenalina, lacrime, gioia. L’esplosione di felicità che coinvolge tutti e non soltanto i protagonisti dell’equipaggio".
E quando si perde?
"Ho perso un Palio per 15 centimentri e alla persona che mi è venuta a consolare credo di aver detto ogni cosa. Questo perché si scatena qualcosa di incontenibile. Poi ci siamo chiariti ovviamente. Però non chiedetemi chi vinse perché l’ho rimoso".
E questa volta chi vincerà?
"Le indicazioni sono tutte a favore del Canaletto ma la gara è sempre un’altra cosa. Le sorprese esitono sempre altrimenti non sarebbe il Palio".