
La Valle è lo speaker storico che accompagna le sfide al Picco . Da qualche anno viene “ingaggiato“ per infiammare la Morin. "Non ne sapevo praticamente nulla, poi mi sono fatto trascinare".
La convocazione arrivò alla vigilia dell’evento. Ci voleva qualcuno che con un microfono in mano sapesse tenere testa alla folla e presentasse l’evento. Chi più di Federico La Valle avrebbe pottuto raccogliere quel pesante testimone? Metà anni Duemila, prima volta dello speaker storico dello stadio “Picco“ sul palco della passeggiata Morin.
Federico, come è iniziata?
"Fu una sorpresa. Mi chiamò l’allora sindaco Massimo Federici chiedendo di potermi parlare. Stavo andando in barca, ma la telefonata di un sindaco non è poi così consueta. Era sabato mattina e la domenica pomeriggio mi ritrovai speaker ufficiale del Palio del Golfo. Una cosa che non avrei mai immaginato".
Ma lei lo ha mai seguito prima?
"Sono nato nel quartiere del Canaletto e ho anche militato nella formazione calcistica locale, quindi l’atmosfera la conoscevo bene. Mi è sempre piaciuto il contorno della manifestazione. Dalla preparazione, alla sfilata ,alle premiazioni, oltre naturalmente all’adrenalina della competizione".
Ricorda il primo Palio da spettatore?
"A dire la verità non lo ricordo, al contrario della prima volta che sono entrato allo stadio per vedere una partita dello Spezia. Quel momento mi ha segnato per sempre. Abbiamo perso e ho capito in quel momento che sarebbe stato difficile tifare per le Aquile. In realtà è proprio così: gioie, dolori, fatica, soddisfazioni, lacrime e sudore".
Un po’ come il Palio?
"In effetti, trovo molte similitudini tra i due eventi. Il tifo per lo Spezia Calcio è unico e abbraccia tutto lo stadio. Il Palio, pur essendo di tutti, ha le sue borgate. Personalmente non tengo per nessuna in particolare. La mia borgata è lo Spezia Calcio e questo credo sia ben noto a tutti".
Però le piace?
"Mi piace tutto quello che rappresenta la tradizione di Spezia. E questa manifestazione lo è da cento anni, quindi non si può non amarla. Chiaramente l’indice di gradimento varia tra la città e le borgate, ma è sempre comunque un evento che ci rappresenta".
Quella prima volta che è salito sul palco che cosa ha provato?
"Mi sono sentito comunque protetto dal fatto che ero conosciuto. Dopo anni e anni al Picco la mia voce fa parte dell’ambiente ed è famigliare. Quindi ho pensato che in qualche modo mi sarebbero state perdonate anche eventuali incertezze. I borgatari sono molto attenti, quindi ho evitato qualsiasi accenno che potesse far pendere la bilancia verso l’una o l’altra contrada. Sono rimasto neutrale e mi sono affidato all’esperienza. Ho pronunciato qualche frase nota e po’ via con l’improvvisazione".
Quanto pesa il microfono?
"E’ sicuramente una bella responsabilità. Molto impegnativo. Ma è eccezionale vedere l’agonismo, gli sguardi prima della partenza, i gesti e poi quella marea di colori".
Ha già pronto lo slogan di questa edizione?
"Se non dicessi ’Sisssignori’ non sarei io. E penso che alla fine se lo aspettino un pò tutti. Vado molto a sensazioni, mi faccio trascinare dalle emozioni".
Le stesse che prova al Picco?
"Non scherziamo. Il Palio è emozionante, autentico, vero, appassionato. Ma lo Spezia è unico, non so cosa poter dire di più. Anzi lo dico: lo Spezia è lo Spezia".
Ci sono similitudini tra gli ultras del calcio e quelli del Palio?
"Ci sono riti che mi emozionano. Quando ho visto la prima volta le donne delle borgate preparare la sfilata ho pensato alla mamma di Zanzucchi quando ci ha cucito il primo striscione degli ultras. Cose che non passano. Spero che anche nel Palio la tradizione vinca".
Lei che conosce l’ambiente sportivo. Quanto è difficile il ricambio generazionale?
"Non è semplice trasmettere la passione, le radici e l’orgoglio perché i tempi sono cambiati. Noi entravamo in curva e iniziavamo a cantare, ci si emozionava davvero. Adesso i ragazzini si fanno i selfie. Anche il risultato della partita assume contorni differenti. Quelli che hanno sofferto in tanti anni di serie C2, e poi addirittura la serie D, sanno cosa vuol dire vincere. Ma ben conoscono anche il dolore della sconfitta e dei fallimenti che ci hanno reso forti e trasformati in quello che siamo oggi. Quelli come il sottoscritto si arrabbiano anche se lo Spezia perde contro Milan, Inter e Juventus non stiamo a vedere chi è l’avversario".
Che Palio sarà?
"Combattuto, ambizioso e il fatto che sia quello del Centenario influirà moltissimo. Posso dirlo con una espressione alla spezzina?".
Certamente...
"Vincere il Palio del Centenario farà decisamente più... ciocco!".
Si lanci in un pronostico: chi vincerà?
"Lo scopriremo solo remando".