Diritti, scelte, uguaglianza "La battaglia delle donne contro le discriminazioni"

Lilia Giugni, ricercatrice e attivista femminista: "Rimuovere barriere politiche economiche e culturali che impediscono la piena autodeterminazione".

FIRENZE

Chiama alla "disobbedienza", al movimento dal basso perché anche se la responsabilità delle dell’azione spetta a chi davvero può decidere ed è in potere di farlo, ciascuno può e deve mettersi in moto per costruire buone pratiche, gettare il seme del cambiamento. Il fare di Lilia Giugni, ricercatrice e attivista femminista divisa tra Bristol e Cambridge e cofondatrice dell’organismo di ricerca GenPol, è orientato in un’ottica intersezionale, che guarda cioè alle oppressioni che s’intersecano con quelle dovute al genere. Ricca la produzione di studi e di pubblicazioni, ultima "La rete non ci salverà" (Longanesi, 2022), accurata analisi su come anche la tecnologia finisca per danneggiare la donna.

Definire per comprendere: cosa significa uguaglianza di genere e autodeterminazione?

"Significa uguaglianza nel godimento di diritti civili e sociali da parte delle donne, degli uomini e di tutte le persone senza distinzioni di genere. Ciò implica la rimozione di barriere, economiche, politiche e culturali, alla fruizione di questi diritti. Questo ha a che fare con l’autodeterminazione: è difficile autodeterminarsi e vivere se ci si trova in una condizione di marginalità e subalternità".

Una mappa dell’uguaglianza di genere nel mondo? Esiste un modello replicabile?

"Disuguaglianze e ingiustizie di genere esistono ovunque, pur manifestandosi in modo diverso per geografia e vari altri fattori storico-sociali. È palese che essere donna in Svezia o in Arabia Saudita sia molto differente, ma questo non significa che in Scandinavia non esistano ingiustizie di genere. In alcuni paesi si sono fatti passi avanti su aspetti specifici, ma non ritengo nessun paese libero e scevro da dinamiche patriarcali".

L’Italia a che punto è?

"Tantissima è la strada da fare. E i dati inquietanti su femminicidi e violenze lo testimoniano. Altro dato allarmante è che ancora manca in Italia un curriculum nazionale di educazione alla sessualità e alle relazioni che aiuti a prevenire gli abusi di genere. Profondo è il gap nord-sud del Paese per quel che riguarda il lavoro, l’economia, la fruizione del diritto alla salute riproduttiva. Stessa cosa per la presenza di centri antiviolenza: molte zone del sud restano sguarnite". Tecnologia, possibile sfruttare una risorsa così potente per raggiungere la parità?

"Il digitale offre e ha già offerto opportunità anche alle donne come a tutte le persone. Ma è altrettanto vero che le nuove tecnologie e i loro processi di produzione e distribuzione sono intrisi di sessismo. In rete si verificano forme variegate e tutte ugualmente allarmanti di violenza di genere. Al tempo stesso le donne continuano ad essere sottorappresentate nell’industria tech e brutalmente sfruttate ai livelli più bassi. Altissimo a livello globale e nazionale il gap digitale di genere, l’indice che misura la disparità uomo-donna nell’accesso alla tecnologia e alle informazioni utili a usarla".

Esiste un ambito d’intervento prioritario per il raggiungimento della parità?

"Serve passare dalla prevenzione attraverso l’educazione nelle scuole, nelle università e sul lavoro. La lotta per la parità salariale inizia con la formazione delle giovani generazioni sui temi di genere. Ma ci servono anche politiche serie e organizzative contro le molestie sul lavoro, meccanismi per supportare le donne che denunciano. E modificare il modo in cui organizziamo i luoghi di lavoro, renderli più democratici".

Cosa può concretamente fare un singolo, di utile alla causa di Agenda per il gol 5?

"E’ nel potere di ognuno contribuire a costruire cambiamenti dal basso, pretendendoli dalla politica e organizzandosi in seno alla società civile per costruire buone pratiche. Negli ultimi mesi sono stata coinvolta in un percorso collettivo con oltre cento realtà in una sorta di officina dove scambiare idee su come costruire una tecnologia più giusta anche dal punto di vista del genere. Ci incontreremo a Bologna dal 5 al 7 maggio nell’ambito della rassegna Reclaim the Tech. Le mobilitazioni dal basso sono non solo urgenti ma anche possibili".

Linda Meoni