Abbattere le emissioni La scelta di Publiacqua: monitorare ogni attività per dare scacco alla CO2

Abbattere le emissioni  La scelta di Publiacqua:  monitorare ogni attività  per dare scacco alla CO2

Abbattere le emissioni La scelta di Publiacqua: monitorare ogni attività per dare scacco alla CO2

FIRENZE

Adottare strategie e processi che consentano di abbattere le emissioni di CO2 equivalente. E per farlo Publiacqua, il colosso che gestisce il servizio idrico in quasi 50 Comuni toscani, ha studiato e monitorato la "carbon footprint", l’improta carbonica di ogni attività aziendale. Ne parliamo con il responsabile relazioni esterne, Matteo Colombi.

Come avete organizzato la rilevazione?

"Se da una parte i consumi diretti (come l’energia impiegata per alimentare gli impianti o il carburante acquistato per le auto di servizio) sono perfettamente misurabili e monitorabili, più difficile è stimare tutto ciò che non dipende direttamente dall’azienda, ad esempio i servizi dati in appalto, il consumo di sostanze chimiche di disinfezione, lo smaltimento dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue, ma anche i costi ambientali dello spostamento quotidiano dei lavoratori pendolari, la gestione dei fontanelli di alta qualità, la lettura dei contatori, il call center e l’impiego di carta negli uffici (su cui esiste già un progetto specifico per la riforestazione). Per riuscire a ottenere una stima scientificamente solida di questo articolato insieme di emissioni, Publiacqua ha definito indicatori e coefficienti specifici, modelli matematici e algoritmi che si rifanno ai criteri stabiliti dal protocollo GHG ( Greenhouse Gas Protocol ), preso come riferimento a livello internazionale per il calcolo della carbon footprint".

E cosa emerge dai numeri?

"Dallo studio della carbon footprint 2019-2021 di Publiacqua emerge che un terzo delle emissioni deriva dall’attività di distribuzione dell’acqua (per i consumi energetici dell’acquedotto, la manutenzione e i lavori sulla rete), un quarto da quella di depurazione, mentre circa il 15% è relativo alla potabilizzazione, soprattutto per l’uso di sostanze chimiche per il trattamento. Solo un 7% dipende dai processi per la captazione dell’acqua e dal suo approvvigionamento e sono determinati in larghissima parte dai consumi energetici". Quali i dati migliori?

"Emergono dei trend positivi, che andranno confermati con i dati del 2022 e dei prossimi anni: tra il 2019 e il 2021, la produzione complessiva di CO2 equivalente – diretta e indiretta – da parte di Publiacqua si è ridotta dell’11%, passando da circa 106.700 tonnellate a circa 95mila tonnellate. A incidere fortemente su questo taglio delle emissioni sono stati in particolare gli investimenti per ridurre le perdite di acqua. Secondo le stime legate alla valutazione dell’impronta di carbonio, ogni metro cubo di acqua che non viene più disperso nel tragitto tra l’impianto di potabilizzazione e il contatore di casa permette a cascata di ridurre del 12% le emissioni di CO2".

E quali indicazioni emergono per le scelte da adottare?

"L’identificazione degli ambiti aziendali in cui vi è maggiore produzione di emissioni dà indicazioni per orientare gli investimenti, permettendo di valutare i riflessi diretti sull’impronta di carbonio degli interventi futuri.

Va tenuto presente che alcuni investimenti realizzati per estendere il servizio idrico possono generare nell’immediato un aumento delle emissioni. Ad esempio, consideriamo gli interventi finalizzati ad ampliare il bacino di utenti serviti dalla depurazione delle acque reflue. L’estensione del servizio, obiettivo non rinunciabile, assicura il raggiungimento di traguardi ambientali importanti quali, nel caso specifico, garantire l’immissione di acqua pulita in ambiente e quindi la tutela dei corpi idrici superficiali. Allo stesso tempo, la realizzazione di nuovi impianti ovvero l’ampliamento di quelli esistenti, da una parte, e, dall’altra, l’ampliamento dei reflui da depurare (a cui è associato, ad esempio, un aumento di consumo di agenti chimici e di energia elettrica) sono attività che necessariamente generano un incremento di immissioni di CO2. Comprendere il saldo netto determinato dal piano degli interventi diventa quindi operazione essenziale per definire azioni di miglioramento che consentano comunque una riduzione della CO2 emessa. Publiacqua è quindi al lavoro per redigere il piano di corporate social responsibility (CSR), il documento che definisce le pratiche adottate dall’impresa a favore della comunità in cui opera, in cui è centrale l’aspetto di sostenibilità ambientale".

G.V.