
Il sarto Renato Cassuto. Distrutti i ponti sull’Arno restò sotto scacco . Poi l’arrivo degli alleati
FIRENZE
Fortunato Nannicini, commerciante di bestiame di San Mauro a Signa e Renato Cassuto sarto con bottega in piazza della Signoria a Firenze, cementarono la loro amicizia durante la Prima Guerra Mondiale. Tornati sani e salvi dal fronte non si persero mai più di vista. Una amicizia che, durante la Seconda Guerra Mondiale, spinse Fortunato e sua moglie Duilia Gugliemi a fare quello che doveva essere fatto, cioè la cosa giusta: aiutare Renato e la sua famiglia a sfuggire alle persecuzioni e alla deportazione in qualche campo di concentramento nazista nel Nord Europa.
Quando cominciò l’occupazione tedesca in Italia, Renato Cassuto con suo figlio Eduardo in un primo momento trovò riparo in un’ala dell’ospedale di Firenze grazie all’aiuto di due suore infermiere, Emilia e Marcella Baroncelli, mentre le donne Cassuto, la moglie Irma Calò e sua figlia Franca e Marlowe Ernestina trovarono una sistemazione a Carmignano, presso altre due famiglie: una era quella del fratello delle suore Baroncelli, il cui nome è ignoto; l’altra era quella di Carolina Cavicchi che viveva con la figlia Giovanna e la piccola nipotina.
Le donne Cassuto rimasero lì nei fino al dicembre del 1943. Successivamente la famiglia si ritrovò unita, ma fu costretta ancora a muoversi, anche se a Firenze non si poteva rientrare. All’inizio del 1944 Fortunato Nannicini decise di andare in cerca del suo amico Renato. Quando riuscì a raggiungere i Cassuto, si propose di nascondere l’intera famiglia presso la propria residenza a San Mauro di Signa. Furono mesi tremendi, fino all’estate con i tedeschi che fecero saltare tutti i ponti sull’Arno tranne il Ponte Vecchio, e tennero sotto scacco la città del Rinascimento fino all’arrivo degli alleati angloamericani.
La famiglia Cassuto trovò riparo a San Mauro a Signa fino alla liberazione di Firenze nel 1944, restando nascosta per tutti i mesi del conflitto e dei rastrellamenti. Durante questo periodo i coniugi Nannicini, assieme ai quali vivevano anche i loro anziani genitori e cinque figlie, condivisero tutte le loro limitate risorse, occupandosi di ogni necessità. Così facendo, i Nannicini salvarono i Cassuto dall’arresto e dalla deportazione.
Dalle testimonianze raccolte dallo Yad Vashem emerge con chiarezza che i coniugi Nannicini sapevano bene che i Cassuto fossero ebrei anche se gli altri loro familiari non ne erano al corrente. I Cassuto erano infatti stati presentati come “Cassoni” un cognome non ebraico e non disponevano di documenti falsi. Per di più, nella casa accanto a quella dei Nannicini vivevano alcuni soldati tedeschi.
Dopo la guerra le famiglie Cassuto e Nannicini hanno continuato a mantenere stretti rapporti di amicizia riconsolidati dalla gratitudine per la grande generosità dimostrata durante gli anni bui della persecuzione antisemita.
Il 21 giugno 2021 Yad Vashem ha riconosciuto Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi come Giusti tra le Nazioni.