Sacrificio e sogni: i valori aggiunti di Calabro

Ambizione / L'obiettivo minimo sarà raggiungere ancora una volta una salvezza tranquilla ma il tecnico promette sorprese ai suoi tifosi

Antonio Calabro, 50 anni, allenatore della Carrarese da gennaio 2024

Antonio Calabro, 50 anni, allenatore della Carrarese da gennaio 2024

Antonio Calabro sa bene come difendersi e difendere un ambiente dalle avversità. Nato in Puglia, a Melendugno, la città del miele, per poi trasferirsi a Roma e crescere nella Primavera della Lazio con compagni del calibro di Nesta e Di Vaio. Successivamente ha spiccato il volo come professionista. Nello specifico la carriera da allenatore comincia 13 anni fa: il Gallipoli lo chiama per subentrare a Dario Levanto sulla panchina della prima squadra. L’esperienza in Eccellenza pugliese lo forgia al punto da garantirgli un settimo posto in classifica alla sua prima stagione. Non male, visto il clima in cui si è trovato a lavorare. Ristabilire umore e ambizioni in una piazza con il morale a terra non era semplice. Calabro ci è riuscito restando fedele ai propri valori di gioco e di vita. Infatti l’anno successivo vince il campionato conquistando la promozione in Serie D. Soddisfazione e stupore in una piazza che lo viveva come un allenatore di transizione, invece è riuscito a tirar fuori il meglio da un collettivo smarrito trasformandolo in corazzata. Nel 2014 il cambio, arriva al Virtus Francavilla: anche in questo caso ottiene il massimo possibile non senza sforzi. Vince il campionato di Eccellenza pugliese, poi la Coppa Italia Dilettanti e la Coppa Italia Dilettanti Puglia. Alla sua prima esperienza in Serie D, vince nuovamente il campionato. Stavolta, però, è record: si tratta della prima promozione nella storia del club. Il Virtus Francavilla, grazie a Calabro, tocca vette inesplorate. Questo basta per ottenere la riconferma sulla panchina per altre tre stagioni. L’addio nel 2017, quando ad attenderlo c’è il Carpi: la Serie B è un ambiente stimolante, ma anche piuttosto duro. L’allenatore firma un contratto sino al giugno 2018, con opzione per altre due stagioni. Sodalizio che, però, si concluderà prima. Quell’anno Calabro lascia il Carpi a fine stagione dopo aver raggiunto, non senza soffrire, l’undicesimo posto in classifica. Seguono due parentesi professionali alla Viterbese Castrense e al Catanzaro, prima di un ritorno – breve ma intenso – al Francavilla. Nel 2024 viene ingaggiato dalla Carrarese al posto dell’esonerato Alessandro Dal Canto. Il sodalizio non è ancora finito e la prossima stagione potrebbe essere quella giusta per Calabro e i suoi. Ritrovare una salvezza tranquilla è l’obiettivo minimo, ma il tecnico, forgiato dalla sua storia e un’ambizione mai doma, promette di fare il massimo per regalare qualche sorpresa ai tifosi. Il marchio di fabbrica dell’allenatore leccese è la tattica: il 4-2-3-1 ha reso competitive e, in parte, ostiche le sue squadre. Lo sviluppo del gioco e la fase di rifinitura passano per i due trequartisti, in grado di giocare tra le linee, mentre la fase d’impostazione è affidata al possesso palla che inizia, solitamente, con la costruzione dal basso. Tutto organizzato in un 3+2 che prevede lo spostamento di uno dei due centrocampisti sulla linea difensiva. Il successivo movimento in allungo del “braccetto” di difesa, il quale riceve palla dimezzando i tempi di sviluppo azione, consente di iniziare un fluido sviluppo di manovra. La Carrarese, nello specifico, si affida alla transizione verso la corsia laterale, circonduzione di palla che innesca il braccetto di sinistra, solitamente Imperiale. Il reparto avanzato, invece, si affida al dinamismo di Panico e la versatilità di Finotto. Il primo è in grado di svariare su tutto il fronte, aprendo il dialogo con i compagni sul corto che favorisce l’attacco all’ultima linea di possesso con un taglio, oppure favorendo una successiva apertura lungo le corsie. Il secondo, invece, è un tipo di attaccante più presente in area. In grado di venire incontro al pallone, oppure giocare sugli spazi esterni, garantendo gli inserimenti senza palla. Questo è il credo di Calabro, tatticamente parlando. Dettami che sono stati ripetuti e provati nuovamente, come un mantra, nel corso del ritiro estivo con la Carrarese. Tra carichi di lavoro in palestra e allenamento al campo, Calabro non ha mancato di ribadire che nel calcio moderno i ruoli sono importanti ma ancor più necessaria è l’adattabilità. Ogni elemento dovrà mostrare duttilità ed essere pronto a scalare o ricoprire qualsiasi zona di campo. Un vero e proprio inno al calcio moderno. La Carrarese può (e vuole) alzare l’asticella. Con Calabro lo farà, anche perché entrambi sognano il salto di qualità: la squadra come collettivo e Calabro in quanto tecnico, per dimostrare che la gavetta del passato non è stata soltanto un “tirocinio” fine a sé stesso. Il tecnico pugliese sogna ben altri palcoscenici, magari proprio partendo da Carrara.