Nardella-Sala, che partita Il derby della... poltroncina

Entrambi sindaci, entrambi di centrosinistra, ma di fede sportiva opposta. E anche gli stili cambiano: Dario più compassato, Beppe quasi un capopolo. .

Nardella-Sala, che partita  Il derby della... poltroncina

Nardella-Sala, che partita Il derby della... poltroncina

Curioso davvero l’intreccio tra calcio e politica del 24 maggio nella cornice riservata, per eccellenza, al mondo delle istituzioni: Roma. Infatti, si disputerà allo stadio Olimpico la finalissima di Coppa Italia tra Fiorentina ed Inter. E a rappresentare i colori delle squadre coinvolte ci saranno due tifosi d’eccezione: il sindaco di Firenze, Dario Nardella, viola nel cuore, e quello di Milano, Giuseppe Sala, nerazzurro da sempre. Entrambi non hanno mai disconosciuto la loro fede calcistica, anzi in più occasioni si sono mostrati molto propensi a spendere parole al miele per la loro squadra di appartenenza. Intervistati ai microfoni di televisioni, radio e giornali hanno più volte esposto con partecipazione le loro dichiarazioni d’amore per le società per cui parteggiano, sempre nel rispetto dell’etica e della lealtà sportiva.

L’idiosincrasia calcistica fra i due sindaci non trova, al contrario, diritto di cittadinanza sul piano politico ed umano. Fra i due “primi cittadini” intercorrono rapporti di amicizia e di stima professionale, accomunati, oltre a ciò, dall’appartenenza al centrosinistra. Ma il giorno dell’incontro decisivo prevarranno altre ragioni, il che rende la sfida ancor più interessante e significativa sotto il profilo della passione per i propri colori.

Dario Nardella, nei suoi interventi sulla Fiorentina, si mostra più diplomatico, quasi una figura super partes che mostra sì le sue inclinazioni, ma mantenendo un aplomb da musicista del conservatorio, deformazione professionale.

Giuseppe Sala, invece, si pone come capopopolo esibendo con entusiasmo e trasporto il suo “credo” lascandosi andare in commenti coloriti, un trascinatore paradigmatico. In questa sfida nella sfida nella capitale, la città d’arte e la metropoli internazionale si daranno battaglia per porsi al centro della res publica, elargendo gioia e dolori. In questo turbinio d’emozioni, i due sindaci si apprestano a fare da scudo ai propri concittadini, nella speranza di festeggiare insieme a loro per poi tornare, l’indomani, amici come prima.

Andrea Sciannimanico