È stato l’uomo della Provvidenza con l’Australia e il volto delle notti magiche di Dortmund e Berlino nell’incredibile epilogo dei Mondiali del 2006. Oggi Fabio Grosso è un allenatore, non più di primo pelo, in cerca di riscatto dopo l’esperienza segnante di Lione e quale migliore occasione della panchina del Sassuolo, squadra a caccia di rivincita come lui, dopo l’inattesa e scioccante retrocessione in Serie B. Classe ’77, Grosso nasce come giocatore d’attacco, un numero 10 dinoccolato e atipico, dotato da madre natura di un mancino pregevole, ma non abbastanza da aprirgli le porte della Serie A. Che gli si spalancano a Perugia, quando Cosmi e il suo secondo Palazzi lo spostano sull’esterno, un ruolo che gli calza a pennello e che lo porta all’ambizioso Palermo di Zamparini, dove insieme a Barzagli, Zaccardo e Barone si conquista la chiamata di Marcello Lippi per la rassegna iridata in Germania. Dove Grosso vive un crescendo rossiniano, ritrovandosi catapultato dal destino nei panni del protagonista. Sua la sgroppata e il dribbling che portano al fallo da rigore, poi trasformato da Totti, che vale i quarti di finale, suo il gol che sblocca la semifinale contro i padroni di casa, con urlo alla Tardelli annesso, e suo, neanche a dirlo, il rigore che decide la finale con la Francia e regala all’Italia la quarta coppa del mondo. Passa all’Inter, dove vince lo scudetto, poi cede, una prima volta, alle lusinghe del Lione, prima di trasferirsi alla Juventus. Proprio con i bianconeri, nel 2012, muove i primi passi da allenatore. E anche in panchina pare un predestinato: con la Primavera trionfa nel Torneo di Viareggio e raggiunge la finale sia in campionato che in Coppa Italia. L’impatto con il calcio dei grandi si rivelerà invece traumatico. Con il Bari dura solo una stagione, con il Verona fino a maggio e con il Brescia appena tre partite. Non va meglio in Svizzera, esonerato anche dal Sion. Arriva così l’occasione Frosinone, dove in due anni e mezzo conquista una salvezza e centra la promozione in Serie A al secondo tentativo, vincendo la panchina d’argento come miglior allenatore della Serie B. Quindi sceglie ancora la Francia e il Lione, ma l’avventura transalpina dura appena due mesi e mezzo, il tempo di vivere la folle notte di Marsiglia, con il pullman della squadra preso d’assalto e Grosso ferito seriamente al volto. Ora una nuova occasione per ridare slancio alla sua carriera e una missione, tornare in Serie A con il Sassuolo.
CalcioGrosso e il Sassuolo, insieme in cerca di riscatto