Tutto su Gianna: "Il nuovo album e il film, la mia vita senza genere"

Nannini torna con “Sei Nel L’Anima“, una raccolta di inediti, e un tour. Il 2 maggio il biopic su Netflix: "I miei primi trent’anni, dalla culla al blackout"

Roma, 22 marzo 2024 – Gianna una e quadrupla in quel ‘Sei Nel L’Anima’ che la riporta in classifica con una raccolta, a dispetto del nome, tutta d’inediti. A sostanziare, infatti, lo spirito e il cuore di questo ventitreesimo capitolo di una discografia varata nell’ormai lontanissimo 1976, il 2 maggio arriva su Netflix pure un film dallo stesso titolo, seguito in libreria dalla ristampa dell’ultima fatica autobiografica della rockeuse senese ribattezzata per l’occasione Sei nell’anima (Cazzi miei) e infine a novembre nei palasport quel ‘Sei nell’anima Tour’ atteso pure a Firenze il 14 dicembre e a Milano il 17. Tutto nato da un sogno liquefatto, quello di realizzare un tributo rock-soul al suono Motown. "Pensavo ad una raccolta di hit – racconta lei – Ma la trafila per ottenere i permessi era troppo lunga e ho preferito partire da zero con la produzione di Andy Wright e Troy Miller".

Gianna Nannini all'ultimo Sanremo
Gianna Nannini all'ultimo Sanremo

Il buio nei miei occhi è però una libera reinterpretazione della I’d rather go blind di Etta James.

"L’hanno fatta in tanti, ma è una di quelle che mi piacciono di più. Pezzo emblematico dell’epoca che avrei voluto cantare. Insomma, il mio disco soul di una sola canzone".

Stupida emozione è scritta pure da Peppino Di Capri.

"È la prima che ho scritto dopo aver rinunciato al disco di cover, due o tre anni fa. L’ho chiamato perché volevo una canzone con quel suo swing, assorbito dagli americani negli anni Cinquanta".

L’album si apre con 1983.

"Volevo aprire con un pezzo dirompente, che esprimesse la mia fisicità. Quel vigore che poi è lo stesso del live. Ne ho inserito di soppiatto un assaggio pure nel medley che ho fatto a Sanremo con Rose Villain. D’altronde questa è una caratteristica dei miei dischi. Pure una raccolta di ballad quale Grazie partiva coi muscoli di Possiamo sempre e California con quelli di America".

Nel pezzo dice di essere nata “senza genere”, vittima e carnefice allo stesso tempo.

"Un’allusione al fatto che oggi la differenza di genere non c’è più. Mentre l’altro concetto è legato a quanto m’è accaduto nel 1983, molto ben spiegato pure dal film. Quando nello studio di Conny Plank, durante la realizzazione di Puzzle, rimasi vittima di un cortocircuito mentale figlio dello stress che, impedendomi di cantare, mi costrinse a fermare le registrazioni. Questo andare fuori, però, una volta superato, si rivelò molto creativo togliendomi tutte le fisime e le paranoie avute fino ad allora. Mi ritrovai bambina e per questo che dico di essere rinata in quell’anno. Nonostante album come Profumo e Malafemmina tornai ad impossessarmi completamente di me in Scandalo e quindi nel 1990".

Nella prima metà degli anni Ottanta iniziò a calarsi gli anni.

"Me ne tolsi un paio perché il mio manager d’allora, Peter Zumsteg, disse che a trent’anni si diventava vecchi per il rock. È vero, comunque, che i 29 anni sono un’età critica perché si pone il dilemma se rimanere giovane o accettare d’invecchiare".

Il testo di Maledetta confusione dice che “nelle mani sbagliate l’amore è un pugnale”.

"Nel film ci sono le molestie che ho subito a tredici anni dal maestro di musica, che non ho confessato ai miei, ma ho avuto la fortuna di riuscire ad esorcizzare scrivendoci sopra una canzone, Basta. Tante altre non hanno avuto questa opportunità".

Il “pugnale” di cui parla riempie le cronache.

"Gli amori che diventano filo spinato sono una piaga terribile che può arrivare alle estreme conseguenze, anche se, secondo me, mettere in mostra mediaticamente questo crimine non aiuta più di tanto. Aiutano molto, secondo me, una nuova educazione e la difesa. Da quando hanno trovato la parola magica ‘femminicidio’ i casi sono aumentati, non diminuiti".

Perché proprio un film diretto da Cinzia TH Torrini?

"Visto che i produttori mi avevano chiesto di portare sullo schermo l’autobiografia Cazzi miei, ho pensato che avrebbe potuto rappresentare una marcia in più per il racconto dei miei primi trent’anni; quelli che dalla culla arrivano al fatidico blackout 1983. Ad interpretarmi è Letizia Toni, attrice straordinaria, toscana come me, selezionata su duemila candidate".