
Marco Ottavi, in arte Zatarra, trascina i ragazzi alla scoperta della cultura musicale . La voglia di coinvolgere le nuove generazioni che accompagna in una crescita "consapevole".. .
In arte Zatarra, al secolo Marco Ottavi, e ci basta così: da molti anni agita, con genialità e coraggio, la scena musicale senese e non solo quella. Divertente e fa divertire, ma dietro c’è molto altro. La voglia di coinvolgere, soprattutto le nuove generazioni che accompagna in una crescita "consapevole". Trascinatore, non poteva mancare una sua intervista dove si parla un po’ di tutto, compreso il senso di una città vista dal punto di vista musicale-sociale.
Intanto come possiamo definirla: rapper, operatore musicale, produttore, insegnante?
"Sono uno che è riuscito a vivere tra musica, bambini e ragazzi, ed è il lavoro più bello del mondo! Mi piace definirmi così, sono sempre alla ricerca di nuove sfide per dare il meglio a chi se lo merita di più, sempre dalla parte dei più deboli".
Per fare il punto: a cosa sta lavorando?
"Sono impegnato come educatore musicale alla One To Six, centro infanzia bilingue, sono il Presidente dell’Associazione ’L’Untore’ mediante la quale opero da esterno in vari plessi di ogni ordine e grado, dai Nidi alle Superiori. Inoltre lavoro come Musicoterapeuta per l’Anffas Valdelsa e per la Misericordia per un progetto con l’Asl e lo Smia. Come rapper sono impegnato nella rete nazionale Keep It Real, la prima per educativa Hip-Hop sul territorio nazionale".
Evoluzione di un genere: il rap è vivo o morto? O si è cambiato abito?
"Il rap è vivo, - afferma Zatarra- e come parte della cultura Hip-Hop non morirà mai, è un linguaggio universale che ovunque tu vada, tutti conoscono. Nell’ultimo anno sono usciti dei lavori che sia strumentalmente sia liricamente si rifanno ai fine 90 e 2000. Cito su tutti Marracash, Mezzosangue, E-Green, Neffa, Assalti Frontali, ma anche Ellie Cottino per le nuove generazioni, torinese di cui sentirete parlare. A livello mainstream certi abiti marchiati autotune ancora vanno di moda, ma non come qualche anno fa. C’è speranza".
Crede ancora al prodotto discografico?
"Personalmente sì, è la mia modalità di espressione e che cerco di tramandare ai miei bambini e ragazzi. Andare in studio di registrazione con davanti un condensatore, l’antipop, le cuffie, è un’emozione da cui non si prescinde. La considero una modalità di resistenza moderna. Non rifiuto il progresso, anzi, ma cerco sempre di trovare una via di mezzo di qualità".
Lavora quotidianamente con i ragazzi. Quale gioventù abbiamo davanti? Che rapporto hanno con la musica?
"Tanti di loro sono nati con il concetto di "musica liquida", è bellissimo osservarli e canalizzarli positivamente, facendo loro conoscere le origini di tutto. Hanno bisogno di sicurezza, di punti fermi, di essere visti, dai loro cinque e ti rendono dieci. La storia rimane nella memoria, con i ragazzi basta avvicinarsi e parlarci. Sembra banale, ma quasi nessuno lo fa quando passano i 25-30 anni, facendo specchio con una società che dimostra di non aver futuro se continua così".
La musica ci salverà?
"Senza ombra di dubbio! Senza musica non c’è vita, tutto è musica! Per strada i clacson, gli starnuti a tempo, i miagolii dei gatti, il fruscìo del vento. Per come la intendo io è uno scambio di esperienze, non sono un purista né tantomeno uno "old-school": ad esempio quando sono in sessione coi ragazzi non parlo, canto!".
Ed infine: Siena come la vede dal punto di vista musicale? Ascoltatori, musicisti, locali...
"Male così sinceramente, non l’ho mai vista, escluso pochissime risacche di resistenza positiva. Ricordo che, nel nostro piccolo, nei primi 2000 avevamo 2-3 appuntamenti settimanali fissi, il martedì al Barone Rosso, il giovedì Enoteca e il sabato, una volta al mese, al Cambio, tutti locali in centro! A raccontarlo oggi ai ragazzi qualcuno non ti crede, te lo assicuro. I tempi sono cambiati, "s’è sempre fatto così" è una delle frasi che detesto di più. Servono spazi nuovi, organizzati per la logistica e qualitativamente validi, ma accessibili a tutti, inclusivi. Per le nuove generazioni di musicisti noi ce la mettiamo tutta e siamo sicuri che qualcuno "uscirà" come è successo in passato, gli ascoltatori vanno solo invogliati e canalizzati. Con i divieti non si fa la storia".