Volo mortale dentro una cava "Colpito dalla benna della ruspa"

In aula i testimoni ricostruiscono la tragedia in cui ha perso la vita un operaio di 36 anni a Rapolano . Sotto processo per omicidio colposo l’uomo alla guida del mezzo e la legale rappresentante della società .

Volo mortale dentro una cava  "Colpito dalla benna della ruspa"

Volo mortale dentro una cava "Colpito dalla benna della ruspa"

Non c’è la famiglia in aula. Troppo dolore per la moglie e i figli dell’operaio morto a 36 anni dopo un volo di oltre 10 metri mentre lavorava in una cava di travertino a Rapolano. I suoi cari non sono parte civile perché già risarciti anche se il vuoto della perdita non potrà colmarlo nessuno. Una tragedia, avvenuta il 22 gennaio 2018 a’Bagni Marii’ che si è iniziato a ricostruire in aula, davanti al giudice Caravelli, con il pm Sara Faina a sostenere l’accusa nei confronti dei due imputati, la legale rappresentante della ’Travertini Paradiso’ assistita da Luigi De Mossi e l’uomo che si trovava alla guida dell’escavatore che avrebbe accidentalmente urtato l’operaio, facendolo cadere di sotto. Devono rispondere a vario titolo dei reati di omicidio colposo e di violazione delle norme di sicurezza. Un terzo imputato è stato condannato a 2 anni con rito abbreviato nel dicembre 2021.

"Ci fu detto che c’era stato un infortunio, un uomo era scivolato e caduto", inizia la testimonianza dell’allora comandante della stazione dei carabinieri di Rapolano Luciano Fattorini. Spiega al pm che non c’era una protezione nel punto in cui era volato di sotto, erano anche state trovate impronte delle scarpe nella fanghiglia. Riferisce soprattutto dell’intuizione, dopo l’esame del corpo dell’operaio, avuta dal medico legale con cui venne fatto un sopralluogo nell’area sequestrata. "C’era una lesione al femore – riferisce il luogotenente ora in pensione – che non riteneva compatibile con una lesione da caduta. La benna della ruspa aveva una sporgenza che faceva presumere che l’avesse toccato". Elvir Kamberovic, questo il nome dell’operaio che era assunto a tempo indeterminato dal 2007, stava lavorando per la posa in sicurezza di un nuovo fronte di cava. L’uomo alla guida dell’escavatore, difeso dallo studio legale Gambogi di Firenze, stava spostando tre lastroni di travertino su cui l’operaio doveva effettuare dei fori con il martello pneumatico per posizionare la balaustra utile a mettere in sicurezza il nuovo fronte dopo la caduta di una bancata. Proprio mentre Kamberovic prendeva le misure sul ciglio che ancora non aveva parapetto, non vedendo l’operaio a terra lo avrebbe colpito alla coscia. Non aveva le cinture di sicurezza e c’era fanghiglia: volò di sotto. La corsa in ospedale con Pegaso, ma era deceduto qualche ora dopo. A giugno nuove testimonianze.

La.Valde.