
Cinque ore di dibattimento, dalle 10 alle 15, con le richieste delle parti ribadite in udienza davanti ai giudici. Poi il collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti prende atto che gli altri processi incombono, che non c’è il tempo sufficiente per la Camera di consiglio. E così ha rinviato la lettura della sentenza al 28 gennaio.
Ci vorranno altri 40 giorni per conoscere la sorte di Alessandro Pescini, 57 anni, già titolare di un albergo a Siena e una residenza nel territorio di Monteriggioni. A giudizio per violenze sessuali ripetute e continuate nei confronti di ex dipendenti degli alberghi che gestiva: quattro si sono costituite parte civile, ma quelle ’offese’ sono almeno sette.
Il pm Niccolò Ludovici ha chiesto una condanna a 10 anni per violenze sessuali plurime e aggravate dal fatto di essere avvenute in luoghi pubblici e aperti, come le reception degli hotel. Anche il fatto che Alessandro Pescini fosse il datore di lavoro delle vittime delle violenze, ha inciso nella richiesta del pm. Particolarmente pesante, visto che la pena base della violenza sessuale è di 5 anni.
Ma, come racconta l’avvocato Niki Rappuoli, difensore di una delle vittime delle violenze, i soprusi sono stati diversi e susseguitesi nel tempo. "L’imputato ha approfittato anche del fatto - dice l’avvocato Rappuoli - che le sue vittime erano donne in difficoltà economica o psicologica o sociale. Avevano bisogno di lavorare, alcune erano straniere, con figli. E’ stata solo una di loro a presentare querela, poi le altre sono andate tutte a testimoniare. Sono passati diversi anni da quegli episodi di violenza".
Considerando che la prima udienza del processo è stata celebrata nel maggio 2017 e che una delle vittime ha raccontato violenze subìte nel 2011, effettivamente di tempo ne è passato. Le dipendenti dell’albergatore hanno raccontato una serie di toccamenti, baci, carezze e rapporti sessuali che l’uomo imponeva in vari spazi degli alberghi, dalle reception alle stanze. E come se non bastasse, la loro condizione di debolezza era aggravata dal fatto che Alessandro Pescini le costringeva a firmare un foglio di dimissioni in bianco, da utilizzare nel caso non cedessero alle sue avances. Una volta l’imprenditore sarebbe andato così oltre che la donna aveva afferrato un oggetto per difendersi. Pronta a romperglielo sulla testa se non si fosse fermato. Dopo questo episodio lei aveva lasciato il lavoro. L’avvocato Enrico De Martino, legale di Pescini, ha chiesto l’assoluzione per una serie di motivi, non ultimo la ’carenza di procedibilità’, perché le violenze sarebbero state confessate davanti alla polizia giudiziaria per la prima volta a distanza di anni. Da parte sua, Alessandro Pescini ha sempre negato tutto.