
di Roberto Borgioni
Il lockdown. L’inevitabile fuga da Siena degli studenti fuori sede per tornare a casa prima di restare ’prigionieri’, che ha creato pesanti danni all’economia cittadina. Le lezioni da seguire sul web, gli esami e le tesi di laurea discussi a distanza. Ce n’era abbastanza per mettere in ginocchio l’Università di Siena, come del resto è accaduto in tanti altri atenei italiani. L’Università senese invece ha retto e presenta un bilancio persino a sorpresa nei tre mesi di attività forzatamente ridotta durante il Covid: dal primo marzo al 7 maggio, ovvero nella fase più dura della chiusura per pandemia, l’Università ha mantenuto in pieno i suoi numeri, ovviamente con la chiusura della sede e nel totale rispetto delle norme di sicurezza, e ha addirittura incrementato le tappe nel cammino dei ragazzi.
A confermarlo sono i dati rilevati proprio dal primo marzo al 7 maggio: sono aumentati o rimasti comunque stabili i numeri degli appelli d’esame e delle lauree durante la pandemia. Sono stati 6.826 gli studenti a rispondere presente anche via web e a sostenere così le prove d’esame, il 10 per cento in più rispetto allo scorso anno quandi si erano presentati in 6.183 al confronto in aula.
A discutere e ottenere la laurea con le modalità anti-Covid sono stati invece 1354 iscritti, sostanzialmente lo stesso numero dello scorso anno (1366).
Sintetico ma chiaro e forte il commento dell’Università di Siena: "Anche durante il periodo più critico del lockdown – spiegano i vertici del Rettorato – l’Ateneo ha garantito a tutti gli studenti la possibilità di proseguire o – nel caso delle lauree – di concludere il proprio percorso formativo, riducendo al minimo il disagio in attesa di riprendere le normali attività, in sicurezza, nel prossimo anno accademico".
E proprio in vista dell’avvio della nuova stagione, che dovrebbe negli auspici riportare alla normalità dei corsi, è atteso il primo report sulle nuove immatricolazioni, in particolare degli studenti in arrivo da fuori città. Le procedure si sono aperte dal 21 luglio e il termine ultimo è fissato al 2 novembre. Anche questo, o forse soprattutto questo, sarà il termometro per capire quello che sarà il post-Covid. Ma i primi segnali invitano a un cauto ottimismo.