
La vittima Ana Yuleisy Manyoma Casanova, 33 anni, madre di una bimba di 9
di Laura Valdesi
L’ha uccisa. Un unico colpo, esploso a distanza ravvicinata. In fronte, mentre si trovavano in camera da letto. Nessun altro nella stanza. Così, secondo la procura di Siena, Luis Fernando Porras Baloy il 10 agosto scorso ha freddato la compagna, Ana Yuleisy Manyoma Casanova, 33 anni, madre di una bambina di 9 avuta da una precedente relazione. L’uomo, originario della Colombia anche se da anni a Siena, è stato arrestato dalla Squadra mobile nel primo pomeriggio di ieri, nel locale del centro storico dove da poco lavorava in prova. L’inchiesta ancora non è chiusa ma la misura cautelare chiesta ed ottenuta dal pm Niccolò Ludovici per il pericolo di reiterazione del reato, concessa dal gip Andrea Grandinetti, ha cambiato lo scenario della vicenda. La procura dunque è convinta che si tratti di un femminicidio. "Omicidio doloso aggravato per essere stato commesso in occasione del reato di maltrattamenti in famiglia e nei confronti di una persona convivente e legata da relazione affettiva", recita la nota firmata dal capo dell’Ufficio, Andrea Boni.
Quel giorno, nell’appartamento in via del Villino, poco fuori Porta Pispini, il 27enne colombiano che aveva conosciuto Yuleisy in un locale del Gruppo Nannini dove la donna lavorava, l’avrebbe uccisa volontariamente. Con un colpo di fucile calibro 16 detenuto illegalmente. Perciò era finito in carcere, venendo condannato con rito abbreviato nel gennaio scorso a 2 anni e 4 mesi. Tornando libero a febbraio. Aveva l’obbligo di firma e di non lasciare Siena. Ma ha riassaporato la vita fuori dal carcere per neppure tre mesi. Determinante la perizia, particolarmente complessa, per la ricostruzione della dinamica di quegli istanti.
E’ emerso un quadro "del tutto incompatibile con le dichiarazioni rese dall’indagato in sede di interrogatorio la sera stessa del fatto" quando ricollegò lo sparo ad un evento accidentale mentre manovrava il fucile. "Si trovava in posizione eretta a breve distanza dalla vittima", sostiene la procura. Nel corso dell’inchiesta sarebbero anche emersi elementi per ipotizzare i maltrattamenti in famiglia. "Apprendiamo della nuova misura cautelare al nostro assistito. Lo vedremo quanto prima per approntare la difesa più idonea", si limitano a commentare gli avvocati Alessandro Betti e Leandro Parodi che difendono l’arrestato. "La contestazione non è per noi una sorpresa – sottolinea invece il legale della famiglia di Yuleisy, Michele Bellandi – ma risulta in linea con la perizia che avevamo fatto svolgere".
Al funerale della 33enne, che faceva la cuoca, sua madre teneva in mano palloncini rossi e un paio di scarpe dello stesso colore, simbolo del ’no’ alla violenza sulle donne.