
Agenti della squadra mobile in una foto di repertorio
Siena, 24 luglio 2025 – Il proverbio dice il contrario, ma a volte è proprio l’abito a fare il monaco. E quando l’abito che fa il monaco solletica il fiuto dei poliziotti, i malviventi finiscono nei guai. È successo così ad un 39enne campano che venerdì scorso è stato arrestato in flagranza dalla squadra mobile della Questura di Siena, pochi minuti dopo aver derubato un anziano di Castellina in Chianti con la truffa del finto incidente e che, processato il giorno dopo con rito abbreviato, è stato condannato a tre anni di reclusione (che sconterà agli arresti domiciliari) e tremila euro di multa ed è stato raggiunto da un provvedimento del questore Ugo Angeloni che gli vieta il di ritorno a Castellina in Chianti, Monteriggioni e Siena per quattro anni.
La truffa stava funzionando, ma il truffatore è stato tradito dal suo aspetto trasandato e dalle tante ammaccature della sua auto (poi risultata noleggiata in Campania) che hanno insospettito l’equipaggio della mobile in servizio nella cittadina chiantigiana: soprattutto quando l’uomo malmesso si è avvicinato al bancomat di un istituto di credito ed ha prelevato del denaro, risalendo poi in macchina e andandosene. Gli agenti hanno, così, deciso di seguirlo ed a Quercegrossa di fermarlo per un controllo approfondito ed a quel punto il sospetto è diventato certezza. Il 39enne è stato, infatti, trovato in possesso di denaro contante per circa duemila euro, del bancomat, con tanto di pin, con cui poco prima aveva effettuato il prelievo e di numerosi gioielli d’oro.
Ha anche provato a improvvisare spiegazioni che, però, non hanno convinto nessuno ed alla fine ha confessato di essere stato in un’abitazione di Castellina presentandosi come ‘addetto del Tribunale’, facendosi consegnare gli ori ed il bancomat da un anziano precedentemente contattato dai complici della truffa che gli avevano fatto credere che la figlia fosse rimasta coinvolta in un grave incidente.
A casa del 75enne raggirato, la pattuglia ha avuto la conferma che la vittima era stata contattata al telefono da un uomo qualificatosi come carabiniere, che gli aveva riferito che la figlia stava rischiando il carcere per aver investito un bambino, intimandogli di preparare gioielli e bancomat con il pin che più tardi avrebbe consegnato alla persona che si sarebbe presentata a casa sua, appunto il falso addetto del Tribunale a cui aveva consegnato il tutto, riconosciuto senza incertezze nell’arrestato.
Al.Va.