CRISTINA BELVEDERE
Cronaca

Truffa del Bonus Cultura. Al via la ’class action’

Partite le diffide indirizzate a vari ministeri, al Garante della Privacy e all’Agid. Il documento inviato anche alla premier Meloni e ai parlamentari senesi.

Truffa del Bonus Cultura. Al via la ’class action’

Truffa del Bonus Cultura. Al via la ’class action’

Truffa del Bonus Cultura: sono partite ieri le diffide con cui le famiglie di circa 70 ragazzi senesi, chiedono giustizia dopo essersi visti sottrarre i 500 euro a cui avevano diritto. In campo è scesa Confconsumatori, con il delegato provinciale Duccio Panti, che ha dato il via a quella che pare distinata a diventare una vera e propria ’class action’ nazionale. Sì, perché la sottrazione dei 500 euro ai neodiciottenni ha registrato finora 620 denunce in Italia, un terzo della quali solo in provincia di Siena. Una settantina di ragazzi truffati ha deciso di affidarsi a Confconsumatori, dopo che il caso è stato anche oggetto di una puntata di Report.

"I nostri assistiti hanno subìto un grave danno derivante dalla loro impossibilità a utilizzare in modo totale o parziale il Bonus Cultura di 500 euro riconosciuto dal Miur a causa di una ’falla’ del sistema che consente la creazione multipla dello Spid – scrive l’avvocato Panti nella diffida – essendo possibile la creazione dell’identità digitale da chiunque partendo dal solo codice fiscale". E ancora: "I nostri associati hanno fatto lo Spid per accedere alla piattaforma del ministero (App18) e hanno scoperto, con sconcerto e sorpresa, che i soldi a essi destinati erano già stati erogati ad altri soggetti (non autorizzati) e spesi presso esercenti a loro sconosciuti da chi indebitamente utilizzava i codici fiscali proprio dei nostri associati".

Di qui la presentazione di esposti e querele presso la Procura della Repubblica. Nella diffida Panti chiede quindi "l’integrale rimborso e l’erogazione del buono da 500 euro" spettante a ciascun ragazzo truffato, "oltre al risarcimento danni (che ci riserviamo di quantificare)". Ma non finisce qui. Panti ha inviato la diffida non soltanto al ministero della Cultura, al ministero dell’Università, al Mef (incaricato di pagare i Bonus), all’Agenzia per l’Italia Digitale e la Garante della Privacy: nell’elenco dei destinatari figurano anche la premier Giorgia Meloni e i parlamentari eletti in provincia di Siena Francesco Michelotti (FdI) e Silvio Franceschelli (Pd): "Segnaliamo a colei che rappresenta il Governo questa problematica, affinchè possa intervenire e porre rimedio", conclude la diffida.