Truffavano le assicurazioni anche con certificati falsi di referti e visite mediche, secondo un copione consolidato. Che ha portato davanti al gup Chiara Minerva ben 30 imputati, a vario titolo, di falso aggravato (verrà cambiato così il capo di imputazione) e di truffa. Residenti a Siena, Colle, Monteriggioni e Monteroni. Fondamentale la complicità di un infermiere che all’epoca dei fatti lavorava al policlinico. Un caso importante che ha portato ieri nell’aula al primo piano di palazzo di giustizia decine di avvocati e qualche imputato. A difendere uno dei principali accusati che operava appunto alle Scotte è Carlo Pini mentre il titolare di un’agenzia che si occupava del disbrigo di pratiche di infortunistica stradale si è affidato ad Alessandro Buonasera. Tanti i casi, molto simili, che spaziano dal 2014 al 2018. Un esempio: venivano aggravate le lesioni personali, secondo la procura, conseguenze di in incidente avvenuto in città. In che modo? Falsificavano prove e creavano documenti sulla vicenda. Ecco spuntare fuori un referto relativo ad una visita ortopedica o, magari, gli esami ad un arto. Peccato che siano risultati inesistenti in quanto non risultavano nell’archivio elettronico delle Scotte. Di più; anche il medico di cui recavano la firma non ne sapeva nulla. In una circostanza, secondo quanto emerso dalle indagini, lo stesso infermiere avrebbe usato la medesima tecnica per un incidente che lo avrebbe coinvolto. Si puntava soprattutto al risarcimento dell’assicurazione creando un castello di prove con visite specialistiche ed esami confezionati ad arte. I medici legali delle varie società assicurative, ignari del meccanismo, stabilivano le cifre da erogare. Di solito qualche migliaio di euro.
Non c’è stata ieri però una decisione da parte del giudice Minerva che ha rinviato a luglio affinché gli avvocati – c’erano anche lo studio Pagni, Carla Guerrini, Daniela Marrelli, Luca Perinti, Alessandro Rolandi e Sara Gualandi – potessero esaminare le costituzioni di parte civile delle assicurazioni.
La.Valde.