di Laura Valdesi
SIENA
Torture a Ranza, colpo di scena ieri in Corte di appello a Firenze dove si svolgeva l’udienza per valutare l’unificazione dei due procedimenti che riguardano la vicenda del detenuto tunisino di 31 anni che l’11 ottobre 2018 sarebbe stato al centro di una spedizione punitiva da parte di numerosi agenti penitenziari di Ranza durante un trasferimento di cella. Per l’episodio sono stati condannati nel 2021, con rito abbreviato, dieci della penitenziaria a pene fra 2 anni e tre mesi e 2 anni e 8 mesi. Cinque invece avevano scelto la strada del dibattimento venendo condannati il 9 marzo 2023 a pene che variavano da 5 anni e 11 mesi a 6 anni e mezzo, più al risarcimento del danno patrimoniale alle parti civili. Soprattutto era stato riconosciuto il reato autonomo di tortura, più grave quando a commetterlo è un pubblico ufficiale. Che assorbiva quello di lesioni.
Numerosi gli agenti imputati presenti ieri a Firenze dove l’udienza è iniziata alle 13.30. Alcuni avvocati degli agenti giudicati con rito abbreviato, fra questi Stefano Cipriani ed Eriberto Rosso, avevano depositato memorie con cui chiedevano che ciascun procedimento facesse la propria strada, separatamente. I giudici hanno accolto questa linea fissando tre udienze per i cinque (quattro erano presenti) uomini della penitenziaria che hanno sostenuto il processo terminato a marzo 2023. A partire dal 30 settembre quando sarà ascoltata, come chiesto dagli avvocati Manfredi Biotti e Fabio D’Amato, l’allora comandante delle guardie. Le altre si svolgeranno ad ottobre e novembre. Tre udienze fissate invece fra novembre e inizio dicembre per i loro dieci colleghi condannati nel 2021. Il verdetto, però, da parte della Corte di appello di Firenze arriverà nello stesso giorno, ancora da individuare. "Ritengo giusta la decisione di emettere la sentenza nello stesso giorno per non pregiudicare nessuna posizione evitando giudizi separati", osserva l’avvocato Biotti. Che ha seguito sin dall’inizio la delicata vicenda "confidando in una valutazione ben diversa da quella fatta dal tribunale di Siena".