
L’artista: "E’ importante per me aver realizzato quest’opera in un momento di trasformazione". Il presidente Leone: "Installazione pensata e realizzata appositamente per questo storico luogo". .
Un momento particolare, per il Santa Maria della Scala. Un momento in cui si incrociano visioni ed emozioni, sguardi verso il futuro, aperture. Un’insieme di suggestioni che ‘Path to the Sky’, l’opera di Jacob Hashimoto, che da ieri è esposta nella Corticella, riassume e rappresenta in modo straordinario. La mostra dell’artista americano ruota tutta attorno a questa imponente composizione di aquiloni di carta giapponese, che fluttua nello spazio verticale della Corticella. Le altre sedici opere sono esposte nei locali della strada interna, in un ideale dialogo tra le creazioni e l’architettura.
Il Santa Maria della Scala ha inaugurato anche una nuova stagione del proprio futuro, avviando un masterplan che rimetterà in discussione le previsioni passate, risalenti agli anni Novanta, per riattualizzare il ruolo degli spazi che compongono il complesso, di cui ancora circa la metà è da recuperare. Il passaggio da ospedale a museo non si è mai compiuto per un’estesa porzione del complesso, ancora in attesa di un intervento che restituisca vita e identità a tutto l’insieme.
"Iniziamo a raccontare una nuova visione del Santa Maria della Scala – annuncia il presidente della Fondazione, Cristiano Leone – una rigenerazione di tutto il complesso. Un momento che si lega alla perfezione con la mostra che inauguriamo, perché questa opera, composta da circa tremila aquiloni, è stata pensata e realizzata appositamente per il Santa Maria, in questa nuova visione. Abbiamo deciso di non accogliere più mostre sconnesse, ma opere nate da una connessione profonda con questi spazi".
La mostra è curata da Raphaëlle Blanga, esperta di arte moderna e contemporanea, che ha visitato i luoghi del Santa Maria e ha scelto Hashimoto. "Quando siamo scesi nella Corticella – racconta – ho sentito subito un senso di interconnettività. Sono spazi che un tempo erano altro e oggi entrano in una nuova storia. Si legano a spazi nuovi e spazi antichi. Era importante trovare un artista adeguato e mi è venuto subito in mente Hashimoto, perché ho immaginato i suoi aquiloni in questo incredibile spazio verticale".
L’artista era presenta ieri all’inaugurazione. "È stato importante per me realizzare questa opera in questo momento – ha detto – proprio mentre questo edificio si sta immaginando di nuovo. Tutto confluisce in quello che abbiamo voluto fare, in questo percorso verticale verso il cielo. Gli aquiloni sono un patrimonio condiviso da tanti popoli, oggetti quotidiani, semplici e umili, ma capaci di portare un messaggio". Gli aquiloni fanno parte di tante culture.
"Questo momento – aggiunge la direttrice del museo, Chiara Valdambrini – è frutto di un lavoro di squadra". Un’anteprima, di quella ‘Casa della città’ che il Santa Maria deve diventare, secondo la visione che l’architetto Luca Molinari, coordinatore di questa fase di progettazione, ha dichiarato di voler seguire. "Il museo oggi non è più solo un luogo di esposizione – ha detto – ma è la casa di una comunità. Un luogo di tutti, ma anche un organismo vivente, capace di adattarsi al tempo che cambia".
Riccardo Bruni