
SI è chiuso ieri il cerchio sulla tentata rapina in gioielleria a Torrita del dicembre 2017. In tre, armi in pugno poi risultate giocattolo, avevano assaltato il negozio ma il colpo era stato sventato grazie alla reazione del titolare. C’era stata una colluttazione fra lui e i banditi al termine della quale era stato colpito alla testa con il calcio della pistola riportando una ferita al cuoio capelluto. Momenti drammatici, molti ricordano l’episodio che destò clamore in Valdichiana. Le indagini dei carabinieri avevano portato ad individuare cinque presunti componenti del gruppo che fece irruzione nella gioiellieria. Due anni fa, nel novembre 2019, i tre che erano stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza avevano deciso di patteggiare la pena: 2 anni pià la sanzione pecuniaria. In quella circostanza fu invece assolto con formula ampia il presunto basista, un siciliano di 55 anni. Ieri invece davanti al collegio Costantini si è presentato come imputato per il concorso nella rapina il quinto presunto componente della banda. Un campano residente a Siena a cui era intestata la scheda telefonica che sarebbe risultata in zona qualche giorno prima del blitz. Insomma, un concorso morale nell’organizzazione dell’assalto di cui però non sarebbe stato colpevole in quanto intestatario sì della card ma non utilizzatore. Di qui la richiesta di assoluzione del pm Valentina Magnini, sostenuta dalle ragioni del difensore dell’imputato, l’avvocato Miriam Crichigno dello studio legale Fabbiani-Buiarelli. E’ stato assolto per non aver commesso il fatto.