
Intervento notturno della Polizia
Siena, 11 gennaio 2023 - L’aveva trovata la polizia, in un bosco a circa 40 chilometri da Siena. Una zona difficilmente raggiungibile. Stravolta. Ce l’aveva fatta a fuggire, nonostante il dolore. La forza della disperazione, di sopportare e reagire anche quando di fronte c’è un tunnel senza uscita erano state la sua benzina. Il motore che le aveva permesso di trovare un pizzico di lucidità, dopo aver subito la violenza sessuale, scappando all’uomo che adesso è sotto processo. Una storia toccante, al di là delle eventuali responsabilità, quella emersa ieri in tribunale dalla voce dei testimoni. Di una giovane migrante, che vive ora nella nostra provincia ed è fuggita dalla sua terra in cerca di libertà. E di dignità, lasciandosi alle spalle un passato già molto pesante, segnato da altre violenze. Che è riuscita ad integrarsi, trovando un lavoro e rimboccandosi le maniche.
Stava aiutando un ragazzo a cercare un impiego, voleva dargli una mano. Come spesso accade, fra migranti c’è solidarietà. Era l’autunno 2019. Era stata la ragione per cui aveva accettato di andare con l’uomo in macchina. "Ma quando salì – riferisce una testimone che aveva raccolto il suo dolore – lui chiuse le portiere e la condusse in un posto che non sapeva ricostruire. Le disse che aveva con sé un’arma, abusò di lei". Sarebbe avvenuta all’esterno della vettura, la violenza. E quando l’uomo rispose al telefono fu un guizzo e la giovane riuscì a scappare. Le forze dell’ordine riuscirono a ritrovarla con non poche difficoltà, venne assistita da un centro antiviolenza iniziando un delicato percorso psicologico che ha avuto alti e bassi.
Le testimonianze descrivono la grande sofferenza della migrante, assistita dall’avvocato Marco Giunta. Che pure aveva superato mille difficoltà per arrivare in Italia, come quelle descritte da tanti servizi di cronaca. "La sua capacità di resilienza era molto alta ma la violenza ha provocato un crollo. E’ stata un magnete che ha risollevato anche il dolore precedente", le parole di chi ha seguito il suo caso. Le domande del pm Serena Menicucci hanno scavato per far emergere, davanti al collegio presieduto da Roberto Carrelli Palombi, tutto il dolore ma anche la crudezza dell’episodio. I suoi contorni e le ferite che avrebbe lasciato. E che lentamente si stanno sanando.
La prossima udienza, a marzo, sarà l’imputato a raccontare la sua verità. A chiarire cosa è accaduto quel giorno nel bosco. Verranno ascoltati anche altri due testimoni della parte civile.
La.Valde.