
Vivere per studiare, studiare per vivere. Ma per vivere, si sa, non bastano l’impegno e lo stare sui libri: serve anche un certo dispendio economico. Un dispendio che è sicuramente maggiore per chi sceglie di proseguire il proprio percorso accademico universitario al di fuori della propria città, che sia a poche decine come a centinaia di kilometri di distanza. Tasse, libri, cibo, spostamenti, solo alcune delle voci nel libro della spesa degli studenti universitari che si trovano a fare i conti con l’aumento progressivo del costo della vita.
Ma a Siena, quanto costa mediamente vivere per uno studente? Innanzitutto, è necessario individuare la prima voce di spesa: l’alloggio. Escludendo le residenze messe a disposizione dall’Università, la spesa per gli affitti all’interno delle mura di città varia in media tra i 300 e i 400 euro a studente, a seconda delle dimensioni dell’appartamento, della stanza, o all’inclusione o meno nell’affitto dei costi di bolletta. Una cifra che va ad abbassarsi leggermente se si parla di stanze condivise invece che singole, assestandosi mediamente sui 270 euro.
Per chi non prevede invece i costi di bolletta, oggi alle stelle, nel contratto d’affitto, le cifre aumentano esponenzialmente: tra gas, luce e acqua la media – considerando le variazioni stagionali - è sui 90 euro al mese, con punte superiori ai 120 nei mesi invernali, quando il riscaldamento seppur dosato pesa sulle tasche dei giovani studenti. Ovviamente, il calcolo è basato su case condivise da almeno due-tre studenti: per chi decide di vivere da solo, la spesa è ben più alta. Anche i soldi da dedicare al carrello sono un fattore da non sottovalutare, nonostante permanga l’importanza e utilità del servizio mensa.
È facile notare come il il conto del supermercato possa cambiare a seconda delle necessità degli studenti: seguire una dieta particolare, scegliere solo prodotti di primissima qualità o a km 0 così come una nutrizione molto salutare possono far schizzare il costo della spesa fino a 60-70 euro per uno studente.
Cifra ben diversa in caso si scegliesse di accontentarsi di prodotti di minor qualità e di origine comunitaria, così come dei così detti junk food o di tutti quei prodotti che necessitano di tempi di preparazione breve o già pronti: in questo caso, parliamo di una cifra che si aggira sui 30 euro. Anche i libri universitari rischiano gravare sui conti: considerando una media di otto corsi l’anno, seppur non tutti i professori adottino libri di testo affidandosi alle classiche dispense, con cifre che variano tra i 15 e i 30 euro a libro, parliamo all’incirca di 150-180 euro l’anno.
Che possono però essere in parte ‘aggirati’ tra prestiti bibliotecari e tra studenti, così come con l’acquisto dell’usato. Il conto della serva, o meglio, dello studente è così pronto: considerando tre spese al supermercato al mese e prendendo in considerazione solo le voci citate, parliamo di una cifra che varia tra i 550 e i 600 euro ogni 30 giorni per godersi di una vita ‘essenziale’. Che non può però, giustamente, fare a meno di qualche vizio e svago: così, mentre per le iniziative ricreative e culturali messe in piedi da Università e Comune si parla di cifre simboliche o comunque ridotte in modo da garantire la fruizione per gli studenti dei beni artistici e culturali, una pizza o una cena al ristorante diventano un lusso in più da condividere con gli amici. Ma da pesare attentamente a seconda del proprio portafoglio.
Un sabato sera di divertimento, in media, può costare a uno studente una cifra tra i 20 e i 40 euro: c’è chi sacrifica la cena, chi l’ingresso in discoteca, chi la birra in più. Oppure, molto più semplicemente, decide di comprarla al supermercato e consumarla in Piazza. Risparmiando, ma incidendo ben poco sull’economia reale cittadina.
Andrea Talanti