Far poesia significa riconoscersi: così potremmo condensare il cammino di Riccardo Benucci, che ci piace cogliere sulla soglia di una nuova avventura letteraria, i suoi "Sonetti Cartaginesi" (edizioni Betti) e colto alla presentazione da Augusto Mattioli. Per questo uomo schivo e preparato, sempre un passo distante dal mondo, questa nuova avventura editoriale è il ritorno alla partenza, alla casa dell’infanzia. Si riparte di nuovo, nella vita circolare che ognuno percorre. Benucci è un personaggio, buon per lui, davvero fuori dagli schemi e farlo in questa città acquista ancor più valore, è il segno di una sfida eterna con la realtà. E sempre vinta attraverso una aerea coerenza.
Ha vinto per bellezza e stile ed è fra i pochi che da queste parti sanno davvero scrivere. Volando sopra descrizioni, attimi di riflessioni, da quel piccolo capolavoro di narrativa d’esordio di "Trenta notti e una stella", l’amore in età diverse, oppure nella poetica di "Notturno con lepre", che segna questo "doppio passo" fra prosa e versi, fino ad arrivare ad altri opifici della nostalgia tipo "Il risveglio di Horatio", di quattro anni fa.
Riccardo Benucci si divide anche per la passione come enigmista classico, presidente della Biblioteca Enigmistica Italiana "Giuseppe Panini", collaboratore storico della Settimana Enigmistica e conosciuto con il nome di battaglia di Pasticca, ama il gioco celebrale, l’avventura fra le pagine. Geniale quanto basta per trovare sempre qualcosa di nuovo da raccontare. Per emozionarsi. Affabile e cortese, sembra un uomo di altri tempi nel senso più accogliente del termine e gioca per coerenza e stile, lo si comprende ancor meglio in questa sua ultima fatica letteraria: i "Sonetti Cartaginesi" sono la sua Odissea finalmente terminata. Ha già visto all’orizzonte Itaca e da buon Ulisse coperto di sale, per dirla alla Roversi, descrive con gli occhi di oggi ma con il disincanto di ieri, il suo rione finalmente ritrovato. Riccardo è un poeta anche quando scrive in prosa, lo si avverte in quella musicalità, in quell’andamento sinuoso e ammiccante, ironico: una sorta di professore di speranza.
Così "Sonetti Cartaginesi" ritrovano un autore felicemente ispirato, fra aurore alle Scalelle e descrizioni del suo rifugio alla dimora Trallori. Tutto il mondo in un fazzoletto di case e strade: ecco perché far poesia significa sempre riconoscersi.
Massimo Biliorsi