
Ieri per la prima volta a Siena la simulazione in tribunale fatta da "San Giovanni Bosco" e "Roncalli". Gaggelli del tribunale per i minorenni di Firenze: "Un modo per cercare di fare squadra con le scuole".
di Laura Valdesi
SIENA
I giudici hanno indossato la toga e preso posto. In aula anche un carabiniere. Si dà lettura del capo di imputazione. Spaccio di droga. "Invito il pm e la difesa a indicare le fonti di prova", dice la presidente del collegio. Si inizia poi con i testi dell’accusa. La prima è una dottoressa che si trovava al pronto soccorso quando il giovane, dopo l’incidente, venne portato dai sanitari. "Spaventato, tachicardico, la voce impastata", lo descrive. Quando non ricorda esattamente cosa accadde quel giorno viene "autorizzata a consultare gli atti a sua firma". Un processo in piena regola. Ma è sabato mattina e a palazzo di giustizia non ci sono mai udienze. L’età dei protagonisti – giudici, avvocati e imputati – è oltretutto molto (troppo) bassa. Sono infatti studenti di due scuole superiori della Valdelsa che hanno aderito al progetto "Ciak... un processo simulato per evitare un vero processo". Recitando un dibattimento "i ragazzi hanno la possibilità di comprendere i possibili esiti di una condotta antigiuridica", si spiega.
I primi a celebrare il processo sono i 25 alunni di una classe seconda del Liceo economico sociale "San Giovanni Bosco" di Colle Val d’Elsa, accompagnati dalle docenti Luisa Zambon e Carmela Ferrisi che sottolineano l’adesione a ’Ciak’ sin dalla prima edizione. "Una bellissima esperienza – dicono – che consente anche di sperimentare gli edifici dove viene svolta l’amministrazione della giustizia. Come insegnanti vediamo come, magicamente, appena indossano la toga si trasformano". Con loro Francesca Saracini (giudice onorario tribunale minorenni) e l’avvocato Maria Gabriella Cavallo del progetto ’Ciak’, anche il giudice del tribunale per i minorenni di Firenze Monica Gaggelli. "La Tavernetta", il titolo del copione messo in scena nell’aula al terzo piano di palazzo di giustizia. "Dopo una prima formazione svolta a scuola, sia per i docenti che per gli studenti per spiegare come è strutturato il processo minorile, a partire dalla finalità del recupero e del non far restare il minore troppo tempo nel circuito giudiziario", premette l’avvocato Cavallo. I copioni ripercorrono fatti giudiziari realmente accaduti. In questo caso c’era stata una festa a casa di uno dei 4 imputati. Sono state fatte riprese di una ragazza poi divulgate senza autorizzazione con danno d’immagine. La parte offesa ha anche tentato il suicidio, la ’trama’. L’obiettivo è quello di consentire ai ragazzi di rendersi conto che ogni loro comportamento ha delle conseguenze. "Questi copioni sono stati costruiti prendendo spunto da più casi per consentire una riflessione critica proprio su certe tipologie di reati abbastanza diffusi, dalla divulgazione di materiale pedo-pornografico al cyberbullismo. Si attinge dall’esperienza ma il testo non è proprio ricalcato su singoli episodi – osserva Gaggelli –. Il tribunale dei minori è accanto alle scuole e ha promosso questo percorso di educazione alla legalità. Un modo in cui cerchiamo di fare squadra con gli istituti della Toscana in quanto anche noi facciamo parte della comunità educante".
Tocca poi ai 26 studenti della classe quarta del "Roncalli" di Poggibonsi, indirizzo amministrazione-finanza-marketing – accompagnati dalle docenti Federica Smirne e Alessandra Ritacco – mettere in scena il processo simulato "Una palestra da sballo". Che prende spunto da un ipotetico episodio di spaccio in un istituto: un giovane ha assunto droga nel corso delle ore didattiche, poi ha un incidente con lo scooter. In ospedale si accorgono dell’assunzione. Le indagini interessano anche i telefonini.