REDAZIONE SIENA

Sindaco & fronteggiamenti: "Nelle motivazioni della sentenza ferita al nostro orgoglio"

Nicoletta Fabio ammette: "Le parole del Magistrato avrei voluto scriverle io. Molte di quelle espressioni le ho usate e pronunciate anche in tribunale. La polizia municipale? Anello insostituibile della catena paliesca".

Nicoletta Fabio ammette: "Le parole del Magistrato avrei voluto scriverle io. Molte di quelle espressioni le ho usate e pronunciate anche in tribunale. La polizia municipale? Anello insostituibile della catena paliesca".

Nicoletta Fabio ammette: "Le parole del Magistrato avrei voluto scriverle io. Molte di quelle espressioni le ho usate e pronunciate anche in tribunale. La polizia municipale? Anello insostituibile della catena paliesca".

di Laura ValdesiSIENA"Le parole del Magistrato che ho letto sono qualcosa che avrei voluto scrivere io. Alcune considerazioni, in realtà, le feci a suo tempo perché questa vicenda arriva da lontano. Non è spuntata come un fungo negli ultimi giorni. Molte di quelle espressioni le riconosco perché le ho pronunciate da priore, da rettore del Magistrato, da presidente del Consorzio tutela del Palio. Le ho dette quando ho testimoniato in questo processo", le parole del sindaco Nicoletta Fabio dopo la lettera aperta dei priori alla luce delle motivazioni della sentenza sui fronteggiamenti fra Nicchio e Valdimontone del 2018. "Le sentenze naturalmente si accettano – ha proseguito a margine del consiglio comunale – ma si possono commentare. Soprattuto si possono analizzare le motivazioni. In queste ultime c’è una ferita al nostro orgoglio di senesi, una ferita al nostro modo di concepire il Palio come una Festa che prevede una serie di rituali. Magari difficilmente comprensibili da chi non è nato o vissuto in questa città, che ci siamo impegnati a mantenere nel corso dei secoli. Magari adeguandoli, nei limiti del possibile ad un tempo che cambia. Soprattutto Palio e Contrade esistono perché sono cose autentiche. E’ la spontaneità dei comportamenti ed il rispetto reciproco che esiste comunque fra i contradaioli di tutte e 17 le Contrade, in ogni periodo dell’anno, che ci ha salvato dall’essere una rievocazione storica. L’auspicio è che questa situazione che si è creata non inquini la serenità dei giorni che ci aspettano ma diventi anzi un invito a stringerci gli uni agli altri nella dfiesa del nostro modo di essere". Parole che evocano la parte finale del documento del Magistrato delle Contrade. "Viviamo questi giorni con autenticità", si dice. "I contradaioli devono vivere come sanno, comportandosi nel migliore di modi, come i priori in primis ma anche gli stessi capitani ricordano loro, con le cautele e le attenzioni. Soprattutto insisto, il rispetto reciproco. Finché c’è anche quello delle regole non scritte noi siamo liberi di essere sinceri, spontanei, vivi". Nel documento del Magistrato e nelle motivazioni della sentenza si tocca il ruolo della polizia municipale. "I nostri vigili sono un anello insostituibile della catena paliesca, un punto di riferimento per l’amministrazione, è ovvio, per i cittadini e per i contradaioli nei giorni della Festa. Anche questa è una ferita, qualcosa che mi esorta a valorizzare ancora di più le nostre guardie di città, come le chiamiamo. Colgo l’occasione per esprimere nei loro confronti tutto l’apprezzamento, tutta la mia solidarietà e soprattutto fiducia". Potrebbe essere utile, proprio per far comprendere la nostra unicità, interfacciarsi magari con la procura e con il tribunale?"La spiegazione a parole lascia il tempo che trova. Torno alla mia testimonianza in aula, lo ricordo come un momento per me e per coloro che rappresentavo all’epoca forse... umiliante. Perché sentivo una distanza insormontabile. Per capire questa Festa bisogna vederla, bisogna viverla senza pregiudizi, né preconcetti, calandosi in tale realtà. Si possono dire tante cose ma rischiano di non essere convincenti". Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni da quando comunque le istituzioni si affacciavano con passione in questa città?. "A volte anche un fatto di sensibilità individuale, a volte legittimamente è il calare delle norme che esistono. A Siena abbiamo smesso di dire che si fa come ci pare, non siamo una repubblica indipendente. Non siamo ottusi ma consapevoli che i tempi cambiano e che ci sono le norme. Però anche le parole stesse utilizzate in una sentenza devono essere in qualche modo contestualizzate. E per farlo bisogna conoscere le Contrade per tutto l’anno, senza fermarsi al momento magari passionalmente più clamoroso. E’ un’architettura sociale che ci viene invidiata dall’esterno e alcuni vorrebbero prendere ad esempio. Ripeto, se non ci si cala senza pregiudizi in questa realtà diventa difficile". Comunque i senesi non sono dei malviventi. "No... vorrei concludere dicendo che allora lo sono anche io, se lo sono i miei cittadini . E non credo di potermi definire tale".