
I genitori di Simone Casini, Ivano e Daniela durante la trasmissione Chi l'ha visto?
Siena, 23 maggio 2025 – Sessantacinque minuti. Tanto ha parlato l’avvocato Enrico Valentini mettendo in fila le ragioni per cui il caso della morte di Simone Casini, camionista di 43 anni di Vivo d’Orcia, non deve essere chiuso. Soprattutto archiviato, come chiesto invece dalla procura, per quanto riguarda la presunta istigazione al suicidio. L’udienza della verità, quella davanti al gip Sonia Caravelli. A porte chiuse. In aula soltanto i genitori di Casini, mamma Daniela e babbo Ivano, che combattono una battaglia ribadendo che quello del figlio è un giallo. Che può trattarsi di omicidio e bisogna fare approfondimenti. Non credono all’ipotesi del suicidio con una cinghia all’interno del camion in una piazzola vicino ad Isola d’Arbia, dove il corpo fu trovato il 27 luglio 2022.

Daniela e Ivano restano a lungo in piedi appoggiati alla balaustra che divide l’area riservata ai legali e quella per il pubblico. Senza sedersi accanto all’avvocato Valentini che ha portato il caso anche a ’Chi l’ha visto?’ ma ascoltando con grande attenzione le ragioni del ’no’ all’archiviazione. Dalla posizione del cadavere e le ipostasi ai due solchi intorno al collo anziché uno, dalla mancanza di esami tossicologici, all’ispezione di ciò che aveva sotto le unghie. Questioni più volte rilanciate dalla famiglia di Casini.
L’avvocato Valentini, nella pausa dell’udienza, giusto dieci minuti, sottolinea “che l’opposizione all’archiviazione è stata fatta senza alcun spirito di rivalsa sia da parte mia ma soprattutto dei genitori di Casini. La signora Ivana mi ha detto ’non ho paura di morire, ho solo paura di morire senza sapere la verità’. Una giustizia che non dobbiamo a Daniela o a Ivano ma soprattutto a quel ragazzo che non c’è più. Che è stato vessato e massacrato da tutti i punti di vista, sia prima, quando arrivavano tutti i messaggi della sedicente fidanzata Enriquetta e di altre persone, che dopo morto”, osserva Valentini. Che spiega di aver chiesto al gip “fortissimamente la perizia, ho mostrato le fotografie. Occorre la riesumazione del cadavere e, ripeto, una perizia autoptica successiva”. Accertamento peraltro già più volte sollecitato alla procura da parte della famiglia.
Tre sono adesso le strade che può imboccare il gip Caravelli, dopo aver ascoltato attentamente tutte le parti, prendendo appunti: disporre l’imputazione coatta per la presunta induzione al suicidio oppure effettuare l’autopsia, dopo la riesumazione della salma che è sepolta nel piccolo cimitero del Vivo. O, ancora, può archiviare come chiesto dalla procura. Il gip Caravelli si è riservata la decisione dopo aver ascoltato alla ripresa dell’udienza sia il pubblico ministero Valentina Magnini, che ha seguito la vicenda sin dalle prime battute, che l’avvocato Daniela Marrelli che assiste la persona indagata appunto per la presunta istigazione al suicidio. L’inchiesta aveva consentito di risalire infatti alla persona che si spacciava per la fidanzata spagnola virtuale di Simone Casini, escludendo però la truffa sentimentale. E dunque che le fossero stati consegnati dal camionista soldi di cui però Simone diceva di avere sempre bisogno, chiedendoli anche a parenti ed amici.