
Siena spinta sulla multiutility: "La Toscana scippata dei servizi. Basta regalare utili agli altri"
Alberto Irace, ad di Alia, direttore generale di Estra e stratega della multiutility toscana, mostra da remoto le slides che riassumono il piano industriale della holding pubblica dei servizi che sta prendendo forma. Ha preferito non venire di persona a Siena, all’iniziativa voluta da Fratelli d’Italia, con tutto lo stato maggiore dei meloniani attorno al tavolo di Palazzo Patrizi. Ma un piano che prevede l’integrazione tra le grandi aziende dei servizi, da Publiacqua a Estra e Alia, con possibile allargamento alle Marche (socie al 10% di Estra) e alla Toscana (Acque spa nel mirino) non può non guardare alla quotazione in Borsa per trovare capitali. La stima è di avere un utile lordo di 558 milioni nel 2030 e di investire 2,5 miliardi di euro, di cui 1,4 miliardi nelle reti. Già oggi la multiutility registra 2 miliardi di fatturati e 330 milioni di utile lordo ed quinta a livello nazionale.
Francesco Macrì, presidente di Estra, non ha dubbi: "La multiutility è una scelta ineludibile, se guardiamo la cartina dell’Italia, in Lombardia c’è A2A, in Piemonte, Liguria e Reggio Emilia c’è Iren, che ha anche la Toscana sud, a Bologna e in Romagna c’è Hera, a Roma c’è Acea. Solo la Toscana non ha la sua grande azienda di servizi". Francesco Torselli, capogruppo FdI in consiglio regionale, punta l’indice contro la giunta Giani. "La Regione ha spostato il dibattito sulle poltrone e sulle garanzie per i sindaci Pd, non sul fatto che i soldi delle bollette dei toscani e gli utili delle società vadano a Roma o altrove. Le cose cambieranno nel 2025", un chiaro riferimento alle elezioni regionali.
"La quotazione in Borsa - afferma Macrì, toccando il nodo più spinoso - è uno dei tanti strumenti per finanziare un’azienda. Non so se è meglio essere indebitati con le banche o con il mercato. La quotazione per quanto mi riguarda è un’altissima forma di pubblicizzazione più che di privatizzazione".
Il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, fa notare che bisogna risolvere l’ingorgo istituzional-societario. "I sindaci si troveranno ad essere soci azionisti della multiutility, controllori della società come autorità di ambito e proprietario delle reti idriche e energetiche. Bisognerà trovare la strada per sciogliere i nodi".
Le conclusioni del convegno sono toccate all’assessore Enrico Tucci e all’onorevole Francesco Michelotti. "Credo non ci debba essere nessun pregiudizio sulla multiutility. Se noi riteniamo che sia la migliore soluzione da perseguire e che le grandi aggregazioni permettono di tutelare meglio le esigenze dei cittadini, è giusto andare in questa direzione".