Siena dopo la guerra Ilio Bocci nella storia

Fu il primo sindaco nel 1946 esattamente 75 anni fa. E la città ricominciò mettendo. da parte gli interessi personali

Migration

Esattamente 75 anni fa, la città di Siena comincia ad uscire dalle macerie della guerra: il 5 aprile del 1946 il Consiglio Comunale elegge il nuovo sindaco, il primo dopo la guerra e dopo la nuova Costituzione Repubblica, appena sancita dal governo nazionale. Si tratta di Ilio Bocci, primo cittadino con 33 voti a favore su 39 presenti alla votazione. Si tratta in modo evidente di una larga maggioranza, segno di una rinnovata condivisione in linea proprio con i principali dettami nazionali che guidarono i padri della patria per la nuova Costituzione. In quel momento, per fortuna, contarono ben poco i giochi della parti, le vocazioni politiche, ma fecero leva soprattutto le preoccupazioni per la situazione in cui versava la città e le sue campagne.

La mancanza di lavoro, il ritorno dei reduci, il reddito di tante famiglie e tutte le opere pubbliche e private da fare per innescare un processo rapido di ricostruzione. Ilio Bocci, il nuovo e primo sindaco dell’era repubblicana, era nato a Colle val d’Elsa nel 1904 e iniziava il suo lavoro forte della propria esperienza ma anche sapendo di avere alle spalle una Giunta di coalizione che vede insieme la presenza di comunisti, socialisti e democristiani. Una Giunta che è il frutto di intense riunioni fra forze politiche ritenute lontane l’una dall’altra ma anche delle elezioni amministrative che si erano svolte il precedente 24 marzo che anticiparono quelle per la Costituente e per il Referendum istituzionale del 2 luglio. Possiamo quindi che la Siena di oggi, dalle ceneri della guerra, nasce da questa fatidica data di 75 anni fa, nel segno di una illuminata generazione che, per una volta, andò contro ogni interesse di parte. Ed il risultato fu poi sotto gli occhi di tutti, quella Siena anni Cinquanta ancora a misura d’uomo ma ricca di iniziative economiche, a cominciare dalle piccole industrie, a quelle sociali, che permise di mantenere certe prerogative che trovarono nella banca cittadina il fulcro di un mondo a parte che tanti ci hanno invidiato.

Massimo Biliorsi