LAURA VALDESI
Cronaca

"Siena ha dimenticato mio padre, Savelli. Eppure portò in alto il suo nome"

Laura Savelli, figlia del baritono Loris, invita a ricordarlo

Laura Savelli mostra una vecchia foto del padre

Siena, 10 maggio 2017 - «HA FATTO bene la Pantera a ricordare Bastianini. Ci tiene. Sarebbe bello se anche mio padre venisse celebrato. E lo dico non perché sono sua figlia, sia chiaro. Solo per conservare giusta memoria di chi ha dato lustro alla città». Continua a sfogliare i ritagli di giornale raccolti nella custodia di pelle, Laura Savelli. Passa fra le dita le foto in bianconero che svelano una Siena costellata di personaggi, come lo era appunto Loris Savelli. Baritono della Torre. Recita la preziosa pergamena consegnatagli insieme alla medaglia d’oro del Mangia nel 1983: «Protagonista di opere, romanze, concerti, onora la sua città con la valentia dell’arte, l’intelletto e il cuore». Poi Laura confessa con un pizzico di rammarico: «E’ vero, si sono un po’ dimenticati di lui ma è accaduto anche con tanti altri. Non se ne parla più, nessuno ha pensato di dedicargli eventi legati alla musica e soprattutto all’opera, sua grande passione. Eppure ha portato in alto il nome di Siena nel mondo». Le cronache della seconda metà del Novecento parlano di concerti in Ungheria e in Spagna, in Marocco e a Berlino. E ancora: ha cantato in Austria, Francia, in Belgio. Solo alcune tappe della lunga e brillante carriera di questo senese «che poche volte – confessa la figlia – ho visto piangere. Non ce l’ha fatta a trattenere le lacrime, però, quando Quebel, il nostro cavallo, ci ha lasciato (era il 16 agosto 1979, in carriera aveva vinto tre Palii, ndr). Un animale intelligente, ecco anche di lui si parla poco. Sebbene fosse sempre fra le punte era come se ogni volta dovesse sostenere di nuovo l’esame».

Per quale motivo Siena ha dimenticato Loris?

«Sarò diretta. Perché molte persone, non essendo del luogo non posseggono la cultura dei personaggi che hanno dato lustro alla città. Caratteristici. Siena è anche questa».

Era stato anche chiamato alla Scala, vero?

«In due tempi diversi, questo fu un cruccio per babbo. Gli avrebbe consentito di spiccare il volo ma una volta si ruppe il femore, l’altra aveva la broncopolmonite. Se i treni non li prendi quando passano...»

Un rimpianto per Loris.

«Gli è dispiaciuto, certo, ma sono state molte le soddisfazioni che ha avuto con le tournée in giro per il mondo. Faceva in modo non coincidessero mai con il 2 luglio e il 16 agosto, date sacre. C’era il Palio».

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