REDAZIONE SIENA

Si fa inviare foto porno da un 11enne

Condannato a 8 mesi l’uomo che aveva adescato il piccolo su Instagram. Famiglia risarcita e interdizione

Cuore di mamma. Ha capito tutto. Subito. Che era stata carpita la buona fede suo bambino. E che, grazie ai social, era avvenuto un cortocircuito pericoloso fra il figlio di 11 anni e una persona più grande di lui di 12. Un uomo che usava la comunicazione che abbaglia tutti i giovanissimi – ma anche gli adulti – dietro la quale si nascondono però tanti pericoli. Quella mamma non solo ha denunciato tutto alla polizia postale ma ieri mattina era in tribunale pronta a raccontare incredulità, rabbia, sofferenza. Soprattutto cosa aveva visto al giudice Simone Spina. Ma non c’è stato bisogno per la donna di ripercorrere il calvario di sentimenti ed emozioni, perché Spina ha deciso che per pronunciarsi sulla vicenda bastava leggere la querela, soprattutto gli atti d’indagine svolti dalla polizia postale. Così il giudice si è ritirato in camera di consiglio per poi uscire con la decisione che certo non restituisce tranquillità ma dà il senso che certe cose non si fanno. Che i ragazzini non si adescano sui social per chiedergli foto pornografiche e video di carattere sessuale. Il 23enne della provincia di Savona che è finito sotto processo per questo motivo, difeso dall’avvocato Gian Franco Corradi, accusato di aver adescato il minorenne che vive nella nostra provincia, è stato condannato ad otto mesi. Disposta l’interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata della pena più quella perpetua dallo svolgere attività in strutture dove si ha contatto con i minori. Prima del verdetto era stato reso noto al giudice che l’uomo ha risarcito la famiglia della vittima, che non era dunque più parte civile nel processo. "Una vicenda che al di là dei fatti dei quali non parlo trattandosi di minori – sottolinea l’avvocato Vincenzo Bonomei che ha seguito la madre in questa battaglia – è emblematica dei pericoli che i giovanissimi, e i bambini ancora di più, corrono a causa dei social. Occorre una presa di coscienza forte da parte della collettività".

Il bambino e l’uomo erano entrati in contatto nell’ottobre 2019 attraverso Instragram. Andando avanti per tredici giorni , sufficienti per riuscire a carpire la fiducia del ragazzino. Qualche complimento, lo scambio di like. Ma l’obiettivo era un altro. Subdolo. Visto che, come scoprirà la polizia postale, era riuscito a farsi inviare come detto scatti dal contenuto pornografico.

Laura Valdesi