Sfruttavano i migranti nei campi: "Lavoro in condizioni indegne". Un arresto e quattro indagati

Sgominata un’organizzazione composta da turchi e marocchini legati da vincoli di parentela. Una settantina di stranieri, alcuni anche clandestini, venivano trasportati da Panicale in furgoni affollati .

Sfruttavano i migranti nei campi: "Lavoro in condizioni indegne". Un arresto e quattro indagati

Sfruttavano i migranti nei campi: "Lavoro in condizioni indegne". Un arresto e quattro indagati

di Laura Valdesi

Aveva raccontato che lo trattavano come una sorta di schiavo. Le parole di quel nigeriano, clandestino, erano state un anno fa la scintilla dell’inchiesta. Che ha sollevato il velo su un giro di stranieri fatti lavorare in nero o comunque sfruttati in campagna. Anche in aziende agricole tra Siena, Arezzo, Perugia e Grosseto. Ieri è scattato il blitz dei carabinieri dell’ispettorato del lavoro (Nil) nei confronti di un uomo, ora agli arresti domiciliari e nei confronti del quale la procura ha ottenuto il sequestro preventivo, ai fini della confisca diretta, in subordine, per equivalente pari a 230mila euro. Bloccati anche i furgoni con cui venivano portati nelle aziende, ogni giorno, gli stranieri. Altri quattro, indagati con obbligo di firma, tutti di nazionalità turca e marocchina, di età fra 35 e 45 anni, erano legati tra loro da vincoli di parentela, titolari di due ditte agricole, vivevano in provincia di Perugia. Anche se l’arrestato avrebbe avuto collegamenti con Siena e il suo territorio. Tutti insieme, secondo gli investigatori, avrebbero costituito "una compagine dedita alla commissione di reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con violazione dei contratti nazionali e delle norme di sicurezza", spiega in una nota il procuratore Raffaele Cantone.

Tutto era partito infatti dall’Umbria. Dove una cooperativa sociale attiva anche per i servizi rivolti a persone vittime di tratta e alle conseguenti procedure di protezione nei loro confronti, aveva segnalato il caso del nigeriano clandestino che aveva subito anche violenze da parte degli indagati. Come aprire il vaso di pandora. Erano emerse, spiega la procura, condizioni di lavoro "indegne e particolarmente faticose, senza alcuna dotazione di dispositivi di sicurezza, né formazione, né l’invio alle previste visite mediche a fronte di un contratto che prevedeva sei ore al giorno". In realtà i migranti avrebbero preso in media sei euro all’ora per lavorarne dalle 8 alle 10 nelle aziende, anche del Senese. Nel corso delle indagini è emerso che circa 70 stranieri erano stati oggetto di sfruttamento tra cui moltissimi clandestini. Quasi tutti alloggiavano in un casolare fatiscente in località Panicale e per un posto letto pagavano mensilmente circa 150 euro, somma che veniva arbitrariamente sottratta con violenza o minaccia. Proprio dal casolare, gli stranieri partivano a bordo di furgoni sovraffollati (e ora sequestrati) e dopo aver affrontato lunghe trasferte condotti nei campi. Nessun diritto riconosciuto, dai pasti ai riposi, alle ferie retribuite. Non sarebbe stato consegnato neppure il contratto unitamente alle buste paga.

Ed è poi emerso dalla ’visita’ in una delle aziende sotto la lente, che sarebbe stata mostrata ai militari del Nil documentazione falsa sulla sicurezza realizzata ad hoc da un centro di formazione in materia di igiene e sicurezza sul lavoro di Grosseto, gestito da una professionista italiana. Di qui la perquisizione locale e domiciliare che ha portato alla denuncia della donna, di due collaboratori esterni con funzione di docenti e di un dipendente per aver realizzato falsi attestati.