
Francesco Mori (Foto di Pietro)
Siena, 8 marzo 2015 - «LAVORERO’ nell’ombra. Allontanerò chiunque tenti di carpire particolari del Palio che nascerà nella mia bottega in Fieravecchia». Sorride ma il tono è grave. Quello di chi conosce le tradizioni perché ‘respira’ l’aria del rione da anni. «Dovrà essere una visione, quasi un’apparizione il Drappellone», aggiunge Francesco Mori. Nel suo rifugio – «la bottega è il senso del mio fare, non sono un artista da galleria», – insegna pittura e calligrafia, miniatura e disegno. Il sapore artigianale aleggia nelle sue opere. Non importa la dimensione, vedi la riproduzione della vetrata di Duccio per il Duomo. Ha realizzato anche quelle della Cattedrale di Noto, in Sicilia. «Ma non utilizzerò certo vetro nel Palio (rilancia, ndr), sarebbe troppo pericoloso stante l’uso che a Carriera terminata ne fanno i contradaioli vittoriosi». Grossetano ma nato a Siena. «Mamma si fidava della clinica Salus. La città ha segnato il percorso di studi: mi sono laureato qui in Lettere moderne, poi il dottorato, la sintonia con i professor Luciano Bellosi. Ho fatto esperienze artistiche extra-moenia ma sono tornato perché il panorama è preservato dalla devastazione, rimanda un’Italia non sommersa dal cemento. E poi ci sono 17 ‘paesi’ che diventano uno solo: Siena, appunto». Perché partecipare al concorso? «Un omaggio al luogo bellissimo in cui vivo che spero di cogliere nel suo dna gentile e cortese. Anche un atto di devozione personale». Il tema delle Sacre particole? «Quasi un segno del destino. Quando venni a studiare a Siena, il primo anno, la mattina spesso mi fermavo in quella piccola cappella e mi stupivo davanti alle particole. Era un po’ il luogo di pace in mezzo alla frenesia che l’avvio del percorso di studi per tutti comporta». Quanto tempo ha impiegato per il bozzetto? «Due settimane, l’idea è stata quasi una visione. Molto chiara. Ho fatto studi dal vero di tutti i particolari. Mi metterò a lavoro appena mi porteranno la seta». La.Valde.