Era il loro amministratore di sostegno. Dunque la persona a cui il giudice tutelare aveva affidato anziani bisognosi di aiuto per gestire la loro vita. Pensionati non autosufficienti, non più in grado di farlo autonomamente. Ma l’ormai ex legale aveva finito per tradire la fiducia dei pensionati approfittando della possibilità di utilizzare il denaro per effettuare spese proprie. Come il parrucchiere, l’estetista. E non solo.
Una vicenda deflagrata nel 2019, dopo le indagini della Finanza e l’arresto della professionista. Un caso clamoroso, anche perché si ricorre sempre più spesso, stante anche l’invecchiamento della popolazione nella nostra provincia, all’amministrazione di sostegno.
Martedì scorso si è celebrato a Firenze, davanti alla corte di appello, il processo incardinato dopo il ricorso presentato dai difensori della ex avvocatessa, Enrico De Martino e Giulia Zani. Ricorso che atteneva a larga parte dei reati contestati (da alcuni era stata assolta già in primo grado). Riuniti in appello, in continuazione, due procedimenti per vicende simili che coinvolgevano la ex legale per cui era stata condannata a 4 anni e a 5 anni e 8 mesi. I reati contestati? Peculato (anche tentato) e falso. Alla luce di ciò, dopo l’udienza nel corso della quale il procuratore generale ha chiesto la condanna, la Corte di appello ha emesso sentenza ritenendo equa una pena complessiva di 6 anni. Il difensore ha evidenziato, tra l’altro, come il prelievo del denaro da parte dell’amministratrice di sostegno fosse collegato ad una situazione di difficoltà professionale e finanziaria a seguito della quale è già stato venduto all’asta lo studio della donna che immediatamente aveva collaborato con la procura.
All’udienza di appello erano presenti, in rappresentanza di alcune vittime costituite da subito parte civile, tra gli altri l’avvocato Alessandra Coviello e Giovanni Dirindelli.
La.Valde.