Forse sarebbe stato meglio arrendersi prima, per l’Asl Toscana sud est. Perché quel contenzioso durato oltre dieci anni, innescato per richiedere rimborsi a decine di medici e pediatri di compensi che l’azienda sanitaria riteneva indebiti, si è concluso con una sconfitta in tutti i gradi di giudizio. L’ultima corte a pronunciarsi è stata la Cassazione. Il cui giudizio, secondo gli avvocati Duccio Panti e Stefano Inturrisi, "oltre a identificare un caso di gestione tutt’altro che ottimale della cosa pubblica, ha importanti risvolti giurisprudenziali a livello nazionale".
Tutti i particolari saranno rivelati nella conferenza stampa di oggi nella sala del centro medico l’Arca, alla quale parteciperanno, assieme ai due avvocati, Liliana Gradi, medico di Medicina generale, Francesco De Feo, pediatra e segretario provinciale Fimp e Maurizio Pozzi, medico e segretario provinciale FIMMG.
Le due sigle sindacali, assieme a Snami, sono state le protagoniste, della lunga battaglia giudiziaria tra Asl e medici per quelle somme che, a detta dell’Azienda, sarebbero state riscosse indebitamente. L’oggetto della conferenza è la sentenza definitiva della Corte Suprema, che ha dato ragione a un gruppo di oltre 40 professionisti sanitari attivi nel territorio senese contro l’Azienda USL Toscana Sud-Est.
Ma il numero dei medici e dei pediatri interessati è più alto, sfiora il centinaio in totale. Le cause sono state innescate dal cambio del sistema informatico, dal software gestito dalla Regione che passò alle Asl, e tramite le aziende, a società private. I due programmi di gestione dei rimborsi non si interfacciavano; da qui una serie di discrepanze e di valori che non combaciavano. In base al software l’Asl sud est ha rimborsato alcuni medici e ha richiesto denaro ad altri. Si parla di compensi di poche migliaia di euro per ogni medico, che l’Asl ha voluto recuperare in maniera forzosa. Nel mirino 80 medici dei due sindacati e una ventina di pediatri. L’Asl ha perso sia in primo grado che in appello. E ora anche in Cassazione. I medici non dovevano rimborsare quelle somme.