REDAZIONE SIENA

L'ammissione di Ricci: "Vincere è stato un flash di testa indescrivibile"

Civetta: la confessione di Cerpi, la dichiarazione d'amore di Brio/NOTTE INDIMENTICABILE

Alla fine tutti a ballare

di LAURA VALDESI

Siena, 5 ottobre 2014 – Va in scena la Civetta nel teatro di piazza Tolomei. Il testo è scritto con il cuore, il filo conduttore rappresentato dalla consapevolezza, così dice il priore Riccardo Cerpi, “che la Contrada è viva”. E si vede. Anzi, si sente già a inizio cena quando brindisi e canti scaldano l’atmosfera come se fosse l’ora dei discorsi. Ai tavoli, dove spiccano bambini coperti dai fazzoletti e persino un enorme cane San Bernardo, viene servito un menù elegante. Come i doni delle alleate, prima a fare ingresso l’Istrice. Che regala alla Civetta un tamburo imperiale realizzato dall’economato lavorato con tecniche artigianali: i civettini lo fanno subito rullare. La Giraffa sceglie invece un originale bassorilievo di Ivan Dimitrov, l’autore del Drappellone, anch’egli presente alla cena. E se la Pantera, terza fra le alleate ad entrare, porta una testa di cavallo con barbero di Stalloreggi e spennacchiera della Civetta, l’Aquila dona un porta-palio con le date che segnano l’antico legame fra i due popoli: 1718-2014.  Tutto condito dalle poesie dei nomi a cui la storia paliesca della Civetta è legata a doppio filo. Duccio Ciampoli legge S’i’ fosse foco… di Cecco Angiolieri, quindi tocca ai versi di Bernardo Tolomei, chiudono quelli di Mario Luzi dipinti sul retro del Drappellone. 

Doni, dicevamo. E’ la decana della Contrada, Sira, consegnare quello al priore, al capitano Ricci va un porta palio, al fantino un’originale spennacchiera. Per i quattro mangini c’è un portachiave a forma di cavallo. Una foto dipinta di Occolè viene riservata al barbaresco Andrea Fiorini mentre per Carlo Rossi, ex priore vittorioso che era andato a prendere il cavallo, ci sono i chiodi del barbero. Maniscalco e veterinario: regali anche per loro.

  Ma i più belli, per i contradaioli, arrivano a fine serata dalla voce di onorando, capitano e fantino. Un crescendo. “Essere priore della Civetta vittoriosa ti marchia l’anima a fuoco. Una fortuna che pochi hanno, condivido la felicità con chi mi ha visto nascere e crescere e con chi ho visto io nascere e crescere. Insomma, una grande famiglia allargata”, è l’incipit di Cerpi. “Il successo ha una sua colonna sonora ‘Il cielo è pieno di stelle’, di tutte conosco nome e volto. Hanno brillato prima di noi nel Castellare”, unica concessione al ricordo nel discorso che torna a bomba sul Palio vinto. “Andrea, dissi alla cena della prova generale, doveva mettere l’accento su Occolè: ha composto una poesia unica! E l’accento più grande su questo successo l’avete messo voi civettini. Che in questi 45 giorni ho visto fare cose fuori dagli schemi anche nel riuscire ad allestire questa cena nel nostro salotto buono”. 

Parla a braccio, il capitano Francesco Ricci. “Era meglio farlo prima questo discorso”, confessa dopo tantissimi brindisi e l’emozione nella voce, tenendo una mano sulla spalla a Fabio Guerrini, uno dei mangini. “Siamo cresciuti insieme – dice – si sono fatte le peggio”, scherza passando poi a Nicola Lorenzetti: “Lui era quello bravo quando eravamo ragazzi”. “E con Eraldo Pagliantini ci ha unito un percorso da mangini, Gabriele Fiorini è il più giovane ma c’è feeling. Quattro amici. Se mi avessero detto: vuoi fare il capitano? Vuoi essere vittorioso? Vuoi trionfare con l’avversaria vincente? Vuoi farlo con 4 amici e con un fantino matto da manicomio come te? Vuoi fare la cena nel giorno di San Francesco e festeggiare il compleanno durante i cenini? Non c’avrei creduto mai. Sono la persona più felice del mondo, amo la Civetta e Siena”. Definisce la vittoria “un flash di testa indescrivibile”, ringrazia l’ex capitano Roberto Papei (commosso) per gli insegnamenti negli anni da mangino, un grazie a Paolo Betti. Poi a tutta la stalla e molti altri. E conclude: “In questo percorso hanno fatto la differenza gli incontri: con Brio ci si capisce al volo. Rivederlo dove l’abbiamo visto ad agosto è sembrato incredibile, dopo l’infortunio. Quando era in ospedale sono andato a trovarlo ogni giorno, siamo stati in piscina da lui quando era più storto che dritto. Non l’abbiamo mai lasciato solo. Anche noi abbiamo fatto la differenza per lui”. Svela di “aver visto Andrea ‘cattivo’ come non mai, parare il Leocorno e stringerlo, poi attaccarlo, passare fino ad alzare il nerbo verso il palco dei mangini e del capitano. Non so descrivere cosa ho provato. Andrea è spesso bianco o nero… molto nero. Una caratteristica che mi piace tanto”. 

Eh sì, Francesco Ricci riesce ad emozionare Brio. “Stasera è più facile – prova a sdrammatizzare – perché non vi devo convincere che devo vincere: l’ho già fatto!” Poi parole che vanno dritte al cuore (LEGGI IL GIORNALE IN EDICOLA), un grazie speciale “a tre persone Pio, Lino e Nicoletta che mi hanno accompagnato nel percorso paliesco. Finora non le avevo mai ringraziate abbastanza. Grazie alla Civetta, vi adoro”. Due minuti e mezzo che incidono.