Una proroga per Mps, le condizioni della Ue. Bruxelles chiede 'misure compensative'

Il Governo vuole avere più tempo per trovare altri acquirenti. Il sindaco De Mossi: "Serve la buona politica per convincere l’Europa" Per ritardare la vendita necessari più tagli e piani più aggressivi

Il consiglio d’amministrazione di Mps approverà i conti del terzo trimestre il 4 novembre

Il consiglio d’amministrazione di Mps approverà i conti del terzo trimestre il 4 novembre

Siena, 26 ottobre 2021 - «La Commissione europea intende prorogare il termine del 31 dicembre 2021 per consentire soluzioni di mercato che garantiscano il marchio della quarta Banca italiana, i livelli occupazionali e i risparmi degli italiani?". L’ex presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, è stato il primo a presentare un’interrogazione scritta alla Commissione Europea sul caso Monte dei Paschi, dopo il fallimento della trattativa tra Ministero dell’Economia e UniCredit. Chiedere più tempo all’Europa per cercare altri potenziali acquirenti: è il ritornello di quasi tutti gli interventi sul dossier di ieri.

A cominciare dalle dichiarazioni del sindaco Luigi De Mossi. "Ho letto di cifre pazzesche richieste da UniCredit. Se si rigioca questa partita bisognerà trovare un advisor che faccia valutazioni rigorose su altri partner. Abbiamo la fortuna di avere al Governo Mario Draghi, ha la forza di ottenere una proroga dall’Europa per la vendita della maggioranza della banca. Ciò di cui abbiamo bisogno è di un po’ di tempo. La buona politica, non quella di bottega, ora dovrà fare la sua parte". Il presidente della Regione Eugenio Giani ribadisce la sua preferenza per il Monte che va avanti da solo "Se i numeri della trimestrale confermassero la prima semestrale, utili sopra i 208 milioni, la cosa che conviene fare è far correre il Monte dei Paschi magari con un aumento di capitale sociale più piccolo rispetto ai 7 miliardi richiesti da Unicredit".

Dai sindacati ai partiti il coro è unanime. "Auspichiamo che il Governo concordi con la Commissione Ue un rinvio della scadenza per la fuoriuscita dello Stato dal capitale sociale di Mps - chiedono Antonio Misiani della segreteria Pd e Simona Bonafè, vertice del Pd toscano - mettendo in campo tutte le iniziative utili a perseguire il rafforzamento della banca e cercare soluzioni alternative di mercato per garantire al meglio il futuro del Monte". "Ben venga un ripensamento concreto e di riflessione che ci auguriamo possa aprirsi a un ‘piano B’ teso a salvaguardare i livelli occupazionali, il nostro marchio e l’integrità della banca che non può però più prescindere dal riconoscimento dal legame storico con il territorio di riferimento". E’ il pensiero delle segreterie Cisl Siena e First Cisl.

Ma la partita con l’Europa è già cominciata. "Il ministero è seriamente e attivamente impegnato a trovare una soluzione a questo tema che è di grande importanza per il territorio e per il sistema bancario in generale" ha detto il sottosegretario al Mef Maria Cecilia Guerra. E perfino dal presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro arriva una spinta a favore del terzo polo bancario, con Banco Bpm che presenterà il suo piano industriale il 5 novembre. «La Commissione Europea segue da vicino i recenti sviluppi su Mps ed è in contatto con le autorità italiane - dichiara da Bruxelles un portavoce dell’esecutivo - ma spetta agli Stati membri decidere e proporre la modalità di uscita e rispettare gli impegni in materia di aiuti di Stato". Dal Governo sono fiduciosi di ottenere un rinvio per cedere il 64% di Banca Mps, ma sono consci del fatto che la Ue chiederà ’misure compensative’, impegni più forti e garanzie più solide per una privatizzazione rapida che metta fine agli aiuti di Stato. Misure che potrebbero comprendere tagli aggiuntivi al personale, nuove dismissioni di sportelli e asset, e perfino una nuova governance a Rocca Salimbeni, che metta in pratica un piano industriale maggiormente orientato alla vendita.

Dalle parti di Mps, invece, si lavora ai conti del terzo trimestre, che dovrebbero chiudere con utili superiori a quelli della semestrale. E alla revisione possibile del piano ’stand alone’, per renderlo più aggressivo. Ma sarebbe in contraddizione con la richiesta di accelerare la privatizzazione. Insomma, il valzer è ripartito daccapo.