
Il professor Francesco Francioni
Siena, 4 febbraio 2024 – Francesco Francioni, professore di diritto internazionale all’Università di Siena per decenni, delegato del rettore all’internazionalizzazione, docente all’Istituto Universitario Europeo di Firenze e poi alla Luiss, presidente del comitato Unesco sul patrimonio mondiale dell’umanità, innumerevoli incarichi internazionali nel curriculum, è morto ieri a Siena.
A comunicare la scomparsa un post sulla pagina Facebook degli ex studenti dell’università. E’ l’ultima che segna una stagione di lutti per l’ateneo, a partire dai due ex rettori Luigi Berlinguer e Adalberto Grossi, e dall’ex presidente di Banca Mps e Fondazione, il professor Giovanni Grottanelli de’ Santi. I funerali in forma privata, domani, nelle sale del Campansi. Il rettore dell’Università, Roberto Di Pietra, ha voluto ricordare il suo grande contributo all’Università, sia come docente che come giurista.
Il professor Francesco Francioni è stato un protagonista del diritto internazionale. Come giornalista l’ho seguito anche quando insegnava a Firenze. E soprattutto quando è stato nominato dal governo Gentiloni, prima giudice del Tribunale del Mare ad Amburgo, poi designato giudice al tribunale arbitrale dell’Aja per il processo ai due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani nel febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala.
Nell’ultima intervista che mi concesse, il 2 febbraio 2022, il professor Francesco Francioni parlò dell’archiviazione del gip di Roma, per mancanza di prove, del fascicolo sui due marò. Dieci anni dopo la morte dei due pescatori indiani, dopo la carcerazione in India, il ritorno in Italia e i processi ad Amburgo e all’Aja. Se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornarono in Italia dalle loro famiglie e sono stati assolti dall’accusa di omicidio volontario, gran parte del merito va al professor Francioni. E’ stato l’arbitro decisivo all’Aja, la Corte Arbitrale ha deciso che toccava all’Italia processare i due marò. Verdetto preso con 3 sì e 2 no, l’arbitro italiano era riuscito a convincere altri due membri. "Gli arbitri indiano e giamaicano si sono strenuamente opposti - raccontò nell’intervista di due anni fa - decisivo è stato il voto del presidente, il russo Vladimir Golitsyn. Il disaccordo era sull’immunità dei due marò: per noi erano funzionari pubblici e la loro immunità, pur non direttamente regolata dalla Convenzione Onu sul diritto del mare e contestata dall’India, è stata ritenuta una aspetto imprescindibile della controversia e quindi rientrante nella competenza del Tribunale".
Sull’archiviazione a Roma, il professor Francioni disse: "Non credo ci saranno altri passaggi. L’India ha avuto un risarcimento, come era doveroso, visto che ci sono state vite umane spente. Le famiglie dei pescatori non hanno avuto vantaggi. Durante l’arbitrato è venuto a testimoniare il proprietario del peschereccio, l’unico sopravvissuto. E si è lamentato del fatto che la sua barca era sotto sequestro da anni e non poteva dare da mangiare alla sua famiglia".
A parte aver sostenuto con lui il mio ultimo esame universitario e averlo intervistato quando si occupò del Trattato sull’Antartide, ho avuto prova della grandezza accademica di Francesco Francioni in un convegno al Monte dei Paschi sul ruolo del Wto e della Banca Mondiale. Era l’aprile del 1999, Francioni tenne una lezione magistrale sulla carenza di democrazia all’interno del Wto, Banca Mondiale e Fondo Monetario. Azzardò una previsione: "I destini del mondo non possono essere decisi da una ventina di funzionari che non rispondono nemmeno ai ministri che li hanno designati".
Cinque mesi dopo, a Seattle, durante un’assemblea del World Trade Organization, scoppiarono violenti scontri. Era nato il movimento no global.