
Il sindaco Luigi De Mossi tra due chiarine
Siena, 9 giugno 2022 - «La storia, la cultura e la civiltà di Siena non saranno scalfite dall’ennesimo e becero attacco che arriva da persone che non conoscono niente di questa città e del Palio". Così il sindaco Luigi De Mossi ha commentato i nuovi insulti di Walter Caporale rilanciati a La Zanzara e prologo al processo che si aprirà il 17 giugno a Siena.
Dopo la reiterazione degli insulti nei suoi confronti e verso Siena, ha in mente una nuova denuncia contro il presidente degli animalisti?
"Sarà una valutazione che farò sicuramente in questi giorni. Mai prendere decisioni affrettate, ci vuole freddezza nel ragionamento come ho imparato dalla mia professione. Quello che non deve passare assolutamente è trasformare un processo penale, che è una cosa seria, in uno show. Se qualcuno pensa di usare la città di Siena e il Palio per farsi pubblicità gratuita, ha sbagliato città, e anche strumento. La giustizia non è uno spot, serve per riparare diritti che sono stati lesi".
Lei ha il sentore che il processo del 17 giugno possa trasformarsi in una passerella?
"Non so se sarà una passerella negativa o positiva per loro. Oggettivamente i toni usati nelle interviste sono assolutamente fuori di qualunque regola. E’ inaccettabile provare a colpire una comunità intera con degli insulti così diffamanti".
Cosa si aspetta dal processo?
"Ho scritto che come singolo cittadino le offese a livello personale non mi toccano, potrei anche passarci sopra. Ma da sindaco ho il dovere di difendere la senesità, intesa come trasmissione secolare di valori culturali e di civiltà che le nostre 17 Contrade tramandano da sempre. Chi non può accettare tali offese sono Siena, i contradaioli e le Contrade tutte. Dal processo mi aspetto semplicemente che chi ha offeso ne risponda davanti alla giustizia italiana. La denuncia è l’esercizio di un diritto della città di Siena. Noi difendiamo la città e i suoi abitanti, offesi in una maniera fuori dalle regole".
Chi sarà l’avvocato difensore al processo?
"Non si possono recitare più parti in un processo. Il nostro avvocato sarà Filippo Cei, difendera sia il Comune di Siena e il Consorzio per la tutela del Palio, l’organismo vocato a difendere l’integrità della Festa. Nessuno si può permettere simili insulti contro la civiltà senese".
Sa da chi sarà presieduto il collegio?
"Non conosco la composizione del collegio giudicante. Per quanto riguarda la durata, dipenderà dalle liste dei testimoni presentate dall’imputato e da noi. Chiunque ha diritto ad esercitare la sua difesa, ma il reato di diffamazione è nelle cose. E’ sufficiente superare la continenza nelle espressioni e in questo caso il limite è stato oltrepassato abbondantemente. E mi riferisco alla prima trasmissione de La Zanzara, quella del 3 luglio 2020, non le parole e gli insulti dell’altra sera".
Non teme che il ritorno della Festa, dopo due anni di stop per la pandemia, sia in qualche modo graffiato da questo processo innescato dagli epiteti del presidente degli animalisti?
"Il messaggio che mi piacerebbe passasse è che Siena si appresta a rivivere la sua festa di popolo ed è questa la risposta più importante. Il Palio del 2 luglio sarà la sublimazione della nostra civiltà, noi dobbiamo semplicemente tornare a vivere la nostra vita, come facciamo sempre. Se qualcuno pensa di rovinare la Festa e il ritorno alla vita della città, ha sbagliato luogo e occasione. Nessuno a Siena si farà influenzare da queste affermazioni scomposte".
Ha in mente di presentare anche lei una corposa lista di testimoni?
"L’errore da evitare è il medico che vuole curare se stesso. E’ mia intenzione parlare con l’avvocato Cei sulla strategia processuale. Ma basterebbe l’acquisizione della trasmissione del 3 luglio per provare la diffamazione. Saranno l’imputato e l’avvocato a stilare una lunga lista di testi. Ma capiranno che chi offende in maniera gratuita la città e i contradaioli, un esempio in tutto il mondo di comunità viva, ne risponderà di fronte alla giustizia".