
Ci sono foto che più di altre che hanno il vero sapore del passato: in questa immagine scattata dall’obiettivo di Augusto Mattioli e datata 1973, c’è proprio il segno del tempo che passa. Monsignore Duilio Bani passeggia per la sua Siena: lo ha fatto per più di un secolo, vedendo passare sovrani, pontefici, gerarchi, soldati, partigiani ma soprattutto i suoi amatissimi senesi.
Un uomo ricordato come burbero, poco incline ai complimenti, alla retorica della innaturale gentilezza. Eppure Bani era un uomo dal cuore grande, servitore di una chiesa che talvolta lo ha considerato un po’ scomodo, difficile da trattare. La sincerità è mostrare quello che siamo, ed è sempre e comunque un atto di estremo coraggio. Bani era nato nel 1881, in un giorno di marzo, inutile aggiungere dove, se non in Fontebranda.
Nel 1906 celebra la sua prima Messa. Il percorso da sacerdote è sempre in parallelo con quello di contradaiolo. E’ stato Cancelliere dell’Oca per quasi sessanta anni. Si, erano tempi diversi, ma resta la coerenza di un affetto mai vacillante, fermo come il suo carattere.
E poi la vita di Correttore, nell’intreccio per una devozione assoluta, quella per la "sua" Santa Caterina.
Lo vediamo ancora passeggiare per la sua città: l’abito da prete classico, il suo immancabile sigaro e l’aria di chi sa quello che vuole, quello che spera per la sua gente. Una sera d’estate, in pieno luglio del 1981, ha restituito l’anima a Dio. Che probabilmente, sapendo che era in buone mani, gliel’ha lasciata, nel segno che aveva saputo far vivere una religiosità senza fronzoli, genuina e pronta a combattere, con le parole e, se necessario, con qualcosa in più.
Dove sarà mai oggi il prete Bani, come lo chiamavano tutti i senesi? I devoti risponderanno per merito in cielo, ma crediamo che lui in cielo ci faccia solo qualche doverosa e necessaria passeggiata.
Sono certo che si aggiri ancora per il lastricato della città, vada a vedere la sua amatissima Robur, faccia un salto alla Società Trieste per bersi qualcosa di forte, si aggiri ancora per le stanze della sContrada, magari tenendo d’occhio il fatto che certi fantini del passato, per lui traditori, non siano certo ricordati con qualche inutile fotografia.
Monsignor Duilio è ancora e sempre lì, in quel paradiso che si rannicchia sotto il colle del Duomo, guardando con trepidazione quale direzione prenda ogni sospirato drappellone.
Massimo Biliorsi