Penna delicata, storico inviato. Addio a Luigi Forni

Napoletano d’origine, inglese d’adozione. Fu vicedirettore de La Nazione e corrispondente da Londra dove si è spento pochi giorni fa

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E’ morto Luigi Forni, storico corrispondente da Londra del nostro giornale nonché vicedirettore durante la direzione di Tino Neirotti. Era di origini napoletane, aveva acquisito un master in America e aveva esordito nel giornalismo al Mattino nella sede centrale e poi alla redazione romana. Ma la sua città era Londra, senza che il legame che aveva potesse in qualche modo ledere il suo essere partenopeo.

Si è sempre sentito parlare di anglo beceri a proposito di quegli inglesi trapiantati in Toscana, Luigi Forni invece era un anglo napoletano.

Anche nel mostrarsi, nell’essere sempre impeccabile, aggiungendo infatti all’eleganza del fumo di Londra quella del fumo del Vesuvio. Una dualità che gli consentiva di parlare un inglese perfetto, non privo di qualche tonalità del dialetto che lo rendeva identificabile.

Dell’Italia aveva anche l’inclinazione alla leggerezza, al piacere di vivere e soprattutto ad una irriducibile devozione per San Gennaro al punto di creare qualche dissapore familiare in seguito alla non comune decisione di portarsi direttamente da Napoli a Londra una statua di San Gennaro, in argento e in grandezza naturale.

Altro suo tratto di italiano del sud era il suo grande senso dell’ospitalità e il piacere di condividere con l’ospite, tanto che non c’era giornalista che finisse per qualche servizio a Londra senza che lo chiamasse per avere le informazioni che gli servivano, non privandosi però di trascorrere insieme un’ora a tavola. Per poi magari farsi un giro per Londra sulla sua Mercedes spider bianca.

Auto che a volte lasciava in garage preferendo una italianissima Fiat 127 con la quale per snobismo si recava a volte al ministero degli esteri. I corrispondenti dall’estero in genere dopo i loro anni di servizio vengono richiamati in Italia, ovvero a casa, ma per Luigi Forni la sua casa era a Londra, e infatti dopo la vicedirezione, tornò felicemente sul Tamigi dove ha vissuto con la moglie Irmegard, compagna per tutta la vita, che gli è rimasta accanto sino alla fine.

Giovanni Morandi