E’ il cavallo Panezio l’assoluto protagonista della carriera del 16 agosto 1973. Ne beneficia l’Aquila del Capitano Paolo Goretti, persona squisita e di classe, mai un tono sopra, ma pronto a portare il cencio ai Quattro Cantoni, dipinto da Gianni Dova. E’ un Palio drammatico, sofferto, assegnato per pochi centimetri alla Contrada che, montando il giovanE Adolfo Manzi detto Ercolino, mostra un coraggio non certo di poco conto. Un azzardo che si rivela vincente.
Tutto si decide al terzo San Martino quando l’Aquila, nettamente in testa, cade. Ne potrebbe approfittare la Torre, con Canapetta e Marco Polo, ma Panezio resiste anche perché il fantino di Salicotto cade in modo davvero sfortunato, inciampando sul cavallo Satiro della Lupa che si sta rialzando. Si avvicina intanto anche Rondone e Orbello nella Chiocciola. Gli ultimi metri di questa carriera diventano spasmodici e densi di suspance. Arrivo dunque con tre Contrade praticamente in linea, due scossi e San Marco con Rondone.
Ci vogliono poco meno di trenta minuti per assegnare ufficialmente il Palio. Ci sono forti contestazioni soprattutto da parte di alcuni contradaioli della Chiocciola. Ma poi la bandiera viene esposta e tutto diventa chiaro. Panezio vince alla sua quinta carriera in piazza, ma soprattutto in questo 1973 ha fatto cappotto. E’ il re incontrastato della piazza. Ha vinto con un fantino di esperienza a luglio, con Saro Pecoraro detto Tristezza, e con un quasi esordiente ad agosto. Porterà per molti anni il suo verbo in piazza, fino al 2 luglio 1984 quando difenderà i colori del Valdimontone con Bastiano.
E collezionando otto successi, per un eroe allevato ed amato da Canapino, Muzzi e Bernardoni. Un grande che si lasciò correre. Oggi sarebbe impensabile vedere un soggetto così vincente correre spesso in piazza. Oggi vige la manifesta superiorità. Il suo fantino preferito resterà Aceto con tre vittorie. Ma porterò al successo Bastiano, Moretto e Bazzino, oltre ai già citati. Si dice che sapesse leggere e scrivere: sicuramente sapeva interpretare la piazza, anche da scosso, e trasformarsi da piccolo ed innocuo cavallo da parata in un diavolo astuto che batteva anche quelli più forti di lui. Le Contrade che lo hanno più avuto sono la Chiocciola, la Giraffa e il Leocorno con tre volte in stalla, ma tutti hanno sognato di averlo. Uno degli ultimi veri eroi della piazza, cosa che poi nel tempo si è ripetuto ben poche volte. Per non parlare del presente.
Ripetiamo per i più giovani: venti carriere corse e otto vittorie. E questo agosto 1973 rappresenta la sua folgorante consacrazione. Oltre al citato capitano aquilino Paolo Goretti, ricordiamo i tenenti Giorgio Ferri, Mario Taddei e Renato Romei. Il barberesco era Ameraldo Bianciardi con il priore Emilia Brandolini d’Adda. Sul verrocchio c’era il mossiere Gioacchino Calabrò, già mitico fantino con il nome d’arte di Rubacuori. Ha questo ruolo dallo straordinario dell’anno precedente.
Massimo Biliorsi