
Il sindaco-avvocato De Mossi arriva con il priore del Nicchio
Siena, 8 maggio 2019 - Tre schermi pronti in aula, prima che inizi il processo. L’intenzione è chiara: tocca al ‘film’ dei fronteggiamenti. Era in programma, del resto. Si mettono d’impegno i difensori dei contradaioli accusati di rissa per quelle mani levate in Piazza il 17 agosto 2015. Scende nell’agone per primo l’avvocato Fabio Pisillo che assiste larga parte dei montonaioli, lancia in resta anche Luigi De Mossi, alfiere legale dei nicchiaioli. Scalfiscono, sembra d’intuire, qualche certezza del giudice Ottavio Mosti. Che alla fine però dà il via libera al pm Sara Faina. E così le immagini del filmato della polizia scientifica sui fronteggiamenti Onda-Torre scorrono nelle tre televisioni, con il pubblico (contradaiolo) che rumoreggia leggermente pur non facendo una grinza.
Fa un certo effetto vedere in tribunale quei video dove si ‘muovono’ le mani, che per i senesi è tradizione. Anche quando interviene la polizia oppure i ‘cappelli bianchi’, la polizia municipale. Resta difficile pensare ad una rissa ma è il reato per cui i contradaioli, non solo di Onda e Torre ma anche di Nicchio e Valdimontone, affrontano il processo. Quando il pm Faina appena la dottoressa Mirella Mannaioli della questura sale sul banco dei testimoni si prepara a dare il via ai filmati, scatta l’attacco degli avvocati. Pisillo argomenta perché chiede che siano considerati nulli e inutilizzabili, sottolineando tra l’altro che si tratta di un montaggio di spezzoni. Invocando la genuinità dell’estrazione dei video seguendo le stesse regole usate per i sequestri informatici dai computer. Tali ormai vanno considerati gli smartphone. Il De Mossi-show scatta quando prende la parola per associarsi alle ragioni di Pisillo. «Pensi – dice rivolto al giudice – due Contrade che dovrebbero essere rivali... Lo siamo in Piazza ma in altri contesti c’è rispetto». Strappa un sorriso a Mosti, la tensione già salita in aula si alleggerisce. De Mossi aggiunge: «Signor giudice, guardi che non è irrilevante».
Poi la filippica sulla rilevanza di poter vedere un video nella sua interezza, perché il prima e il dopo servono per ricostruire esattamente il contesto. Di più: «E’ stato violato il diritto di difesa», rilancia. Anche l’avvocato Alessandro Betti e Carlo Pini danno man forte, quest’ultimo attaccando sui filmati amatoriali. «Non c’è prova che si riferiscano a quella sera». Sì, perché si viene a scoprire nell’udienza che ce n’è persino uno su Onda e Torre avuto da una fonte confidenziale, svela la dottoressa Mannaioli. Impossibile sapere chi l’abbia fornito alla polizia. Come detto, però, il muro difensivo non riesce a togliere di mezzo i video. «E’ ammessa la loro produzione, quanto agli amatoriale vedremo certo quale è il loro peso probatorio», chiude mezz’ora di battaglia il giudice. Che poi aggiunge: «In questa veste finora non ho visto nulla... poi la rete è accessibile a tutti».
Finita qui? Neppure per sogno. L’altro scoglio su cui s’incrociano le spade di pm e difesa è quello delle modalità di identificazione degli imputati. Salta fuori, tra l’altro, che «i nomi ci sono stati riferiti – Mugnaioli dixit – , una persona terza ha visto i filmati e li ha appunto indicati». Non è da escludere che in futuro possa essere fatta anche una perizia. «Se sarà sufficiente una lista, altrimenti il giudice la disporrà», sottolinea Mosti guardando l’avvocato De Mossi che annuisce. Per un paio di mesi non si torna in aula: prossima udienza dopo il Palio di Provenzano.
Laura Valdesi