
di Riccardo Bruni
Prima di entrare all’interno del Palazzo del Comune, il visitatore si volti a osservare la piazza. Un piccolo gesto, un suggerimento con il quale si apre il libro ‘Il Palazzo Pubblico e il Campo di Siena’, a cura di Roberto Bartalini e Gabriella Piccinni, che martedì prossimo alle 18 sarà presentato in diretta streaming, dalla Sala delle Lupe, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Opera Laboratori, ideatrice dell’iniziativa.
La nuova guida, pubblicata da Sillabe, già dalle prime righe suona diversa dalle altre che riguardano il museo civico, un vero e proprio scrigno in cui è custodita l’anima della città e del suo popolo, raccontata da capolavori come la Maestà di Simone Martini, gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti e poi le opere di Taddeo di Bartolo e di Domenico Beccafumi.
Ma prima di entrare, prima di dedicarsi alla storia della Repubblica senese, c’è quel movimento da compiere. Perché farlo? Perché voltarsi indietro proprio sulla soglia? "Volevamo proporre una guida diversa – spiega Gabriella Piccinni, professoressa di Storia Medievale all’Università di Siena – che presentasse insieme la città, la piazza, il palazzo e le opere custodite all’interno. L’idea è che queste sale perderebbero parte del significato se non si capisse che sono poste in un palazzo del potere politico, dove ancora oggi si svolge questa funzione. E, allo stesso modo, il Palazzo perderebbe senso se non fosse rappresentato in questa piazza pubblica.
Al centro della città di cui è un tutt’uno. È un senso, questo, che nasce dalla relazione delle cose. Per cui, ogni oggetto è descritto in relazione al contesto in cui si trova, non solo la stanza, ma quello complessivo".
Ogni voce, ogni contributo è affidato a uno specialista, che con tono comunque divulgativo aiuta il lettore a calarsi dentro quel contesto, in cui ogni cosa è in costante relazione con il tutto. Un volume prezioso, arricchito da materiale fotografico che è stato quasi tutto prodotto per questa occasione.
"Quella di Palazzo Pubblico – prosegue la curatrice del volume – è una narrazione che parla ancora al presente. Quando penso a Lorenzetti, lo faccio come se quel pittore avesse dato la sua ultima pennellata ieri mattina. È qualcosa che contribuisce alla formazione e alla crescita del cittadino. È qualcosa di vivo e quotidiano. Diciamolo, andare al lavoro attraversando Piazza del Campo non è un fatto secondario. Sono privilegi di cui dovremmo essere fieri, ma anche degni. Ed esserne degni vuol dire averne consapevolezza".
Una narrazione fatta anche di simboli, che raccontano di una Siena orgogliosa della propria storia e del proprio passato. Ma è ancora una città che può pensare di bastare a sé stessa? "No – afferma la professoressa Piccinni – ma la verità è che non lo è mai stata. Ha sempre fatto parte di circuiti potenti, nella sua storia. Quando Siena è stata grande non è mai stata isolata. Né dal punto di vista artistico, perché i suoi artisti giravano ovunque, né dal punto di vista culturale, con il suo Studio Generale, che è poi diventato l’Università. È sempre stata una città fatta di contatti e relazioni. E anche per questo motivo oggi non è solo una città d’arte, ma un patrimonio iconografico per il mondo intero".