Ora spetta al Tesoro decidere il futuro di Mps

Dopo l’accordo con la Fondazione sulle cause stragiudiziali, il Ministero deve ricapitalizzare la banca. E in Borsa il titolo vola a più 6%

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L’accordo raggiunto tra Mps e Fondazione sulle cause stragiudiziali ha già avuto il primo effetto: in Borsa, ieri, il titolo di Monte dei Paschi ha fatto registrare un significativo + 6%. Effetto, appunto dell’intesa che consentirà a Mps, attraverso il versamento di 150 milioni alla Fondazione, di cancellare completamente dal bilancio i 3,8 miliardi di risarcimento che la stessa Fondazione aveva chiesto alla Banca. Richiesta stragiudiziale legata all’acqusizione di Banca Antonveneta e ai derivati Alexandria e Santorini che aveva portato agli aumenti di capitale del 2011, 2014 e 2015, epoca in cui la Fondazione esprimeva la maggioranza del consiglio di Mps.

Ieri, il presidente della Fondazione Carlo Rossi ha confermato le dichiarazioni rilasciate mercoledì sera a La Nazione e la sua soddisfazione per l’intesa raggiunta, che dovrà essere ratificata dal CdA il 5 agosto, che si riunirà per la semestrale. "È un buon accordo – ha detto Rossi – per la Fondazione e per far crescere il suo patrimonio, la cifra sarà contabilizzata già nel 2021, la decisione è stata presa dopo pareri legali autorevoli. Penso e spero che gli effetti positivi siano anche per la banca".

Del resto, la transazione, riducendo a 6 miliardi i rischi legali, rappresenta un punto a favore dei progetti del Mef di dismettere la quota anche se Unicredit, unico potenziale acquirente, ha recentemente raffreddato le speranze di un’operazione facendo trapelare l’intenzione del nuovo ceo, Andrea Orcel, di concentrarsi sull’efficientamento interno, riponendo, almeno per ora, le fusioni in un cassetto. Per convincerlo a tornare sui suoi passi il Tesoro, con cui i contatti non si sono interrotti, dovrà garantirgli la neutralità dell’operazione sul patrimonio ricapitalizzando la banca, facendosi carico dei costi di ristrutturazione, sgravandola dai rischi legali e liberandola dai vincoli degli accordi distributivi. Ogni discorso è rimandato a dopo gli stress test del 30 luglio, che daranno una fotografia più nitida sullo stato di stato di Mps.

E intervengono anche le forze politiche. "È una buona notizia quella dell’avvenuto accordo tra MPS e Fondazione – commenta il segretario del Pd Enrico Letta – Un contenzioso complesso e che si trascinava da tempo ha trovato una soluzione equilibrata che aiuterà la stabilità e il rilancio delle due istituzioni. Merito di chi ha lavorato a questa soluzione e di chi ne ha favorito il percorso. Un’intesa sicuramente positiva anche in vista delle prossime, attese scelte che riguarderanno il futuro dell’istituzione bancaria".

E il gruppo della Lega senese sottolinea: "L’ipotesi di accordo tra Fmps e banca Mps è uno snodo cruciale per il futuro di entrambe. Questo risultato è il frutto di un lungo percorso, spesso accidentato, avviato e sostenuto dal sindaco di Siena con il sostegno delle forze di maggioranza. Ricordiamo quando, non molto tempo fa, dai banchi dell’opposizione si levavano mugugni o addirittura esplicite accuse di inutili esibizioni muscolari nei confronti del lavoro dell’amministrazione. Non sta a noi giudicare la congruità dell’importo, emerge però con chiarezza un dato politico: senza Luigi De Mossi e l’attuale maggioranza, la Fmps si sarebbe accontentata di una cifra molto inferiore e con il silenzio compiacente del PD, la Banca avrebbe avuto un futuro ancora più incerto. Questa accelerazione rimette al centro dell’azione del governo il destino della più importante azienda del nostro territorio. Il mantenimento del rapporto con la città, la salvaguardia dei livelli occupazionali e la valorizzazione del patrimonio artistico della banca dovranno ora essere il faro necessario".