
Luca Martella nello spettacolo dedicato a Gaber
Divorare un pensiero. Farne un proprio uso. Giorgio Gaber volle reinterpretare il concetto di canzone ("Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione... Si potesse mangiare un pensiero, avrei fatto la mia rivoluzione") e indicò la strada della sua ribellione. Possiamo rivivere il suo universo nello spettacolo interpretato e diretto da Luca Martella, domani alla Fortezza Medicea (ore 21,30) con ’Gaber… e pensare che c’era il pensiero’, evento della rassegna ’Sboccia l’estate 2025’.
Sarà l’attore romano che farà rivivere il cantautore che, alla fine degli anni Sessanta, seppe imprimere una svolta radicale a tutto un modo di esprimersi, di comunicare. Per questo spettacolo sarà accompagnato sul palco da Massimiliano Staderini al pianoforte, Mauro Delorenzi al basso, Maurizio Brioni alla batteria, Giancarlo Martella alla chitarra e Matteo Martella al sax.
Giorgio Gaber sconfina con rassicurante capacità in ogni soglia generazionale: si definì "filosofo ignorante, studente a vita", ma sappiamo che fu soprattutto un acuto osservatore del cambiamento. Le sue canzoni altro non sono una lucida autopsia di una verità che per lui è prima speranza, con l’arrivo degli anni settanta, e poi rassegnazione, con i decenni successivi, fino alla ricerca di in un nuovo umanesimo, che alle soglie del terzo millennio ricorda all’essere umano il suo potere più grande: il pensiero.
La sua filosofia vitale è quanto mai attuale. Non c’è nulla di più moderno di Gaber e bene ha fatto Luca Martella a riprendere, anche ad uso dei più giovani, i suoi brani più esemplificativi e riproporli al pubblico di oggi. Così diverso da quello del Gaber che girava teatri e piazze. La forma del teatro-canzone è una sua prerogativa, una sorta di appendice al suo essere. Musica e monologhi, recitativo e canzoni. Mai abbandonato da una prorompente ironia.
Massimo Biliorsi