
di Pino Di Blasio
"Sto partendo per Dubai, è uno scalo logistico strategicamente importante per chiunque faccia affari con il petrolio. Se aspetterò altri 4 anni per tornare a Siena? Dipende anche da voi, chiamatemi quando avrete voglia di sentirmi". A tre anni e mezzo di distanza dall’unica intervista e l’unica foto concesse a La Nazione, un lasso di tempo scandito dalla pandemia e dall’inchiesta Hidden Partner, Igor Bidilo torna in Piazza del Campo. Si concede ai fotografi assieme al suo amico Denis Milovidov, amministratore unico di Sielna, la società che possiede 27 locali, 21 dei quali a Siena. E risponde a tutte le domande, anche a quelle, almeno all’apparenza, scomode.
"Non sono un oligarca, sono un imprenditore che è partito da zero ed è la prima volta che faccio una conferenza stampa per dire la mia verità. Mi sono laureato in Ingegneria in Siberia, ho iniziato la mia carriera quando è crollata l’Unione Sovietica, in tasca avevo i soldi solo per comprare un biglietto per il centro".
Quali sono state le conseguenze per i suoi affari e le sue reazioni alle inchieste?
"Sono grato ai giudici per le loro indagini, così ora possono capire tutto dei miei affari. Ho voluto investire in Italia perché, quando sono venuto la prima volta, avevo perso il mio portafoglio. ’Vedrai, non lo ritroverai più’, mi dicevano. E invece una signora me l’ha restituito con tutti i soldi e addirittura lavato. Quel piccolo episodio mi ha spinto a credere nell’Italia, a comprare una casa e a fare affari qui. Ai miei collaboratori ho detto che dovevamo essere trasparenti e pagare tutto, fornitori, dipendenti, tasse. Ho concesso un’enorme fiducia ai manager con i quali abbiamo creato Sielna. Evidentemente, la fiducia è stata mal ripagata".
Cosa ha detto ai magistrati?
"Ho fornito loro tutta la documentazione necessaria per dimostrare che i miei investimenti in Italia sono frutto di soldi guadagnati lecitamente. Ho presentato l’audit di 20 società per provare la la provenienza del denaro. Chiedo ai magistrati di accertare tutta la verità e quando le indagini saranno finite tutto sarà chiaro. Tutti i miei proventi vengono dagli affari con Bp, Shell, Total e altri grandi compagnie. Non ho mai interferito nell’inchiesta, perché ho grande fiducia nella magistratura italiana".
E’ inserito nella lista degli imprenditori da controllare?
"Non sono in nessuna lista, ma quando lavori con le banche internazionali, tutti i tuoi trasferimenti vengono controllati, un freno per tutti gli investimenti".
Qual è la mappa dei suoi investimenti in Italia e nel mondo?
"In Italia finora ho investito poco più di 50 milioni di euro, in Germania 15 milioni, 30 in Austria, 50 milioni in Montenegro, in Kazakistan arriviamo a 100 milioni, più le catene alberghiere in Russia per oltre 300 milioni. Nel settore del petrolio 170 milioni di euro è il giro d’affari. Ma sono solo numeri, bisognerebbe spiegare quali progetti sono alla base di quelle cifre".
Le piace essere definito l’imprenditore kazako?
"Non dovreste perdere tempo per questa domanda. I miei familiari sono ucraini, si sono spostati in Kazakistan per lavorare ai grandi poli industriali in quel Paese che era sempre parte dell’Unione Sovietica. Quando ho preso il passaporto, accanto alla cittadinanza sovietica, hanno scritto etnia ucraina, provocando la stizza di mia madre. Io mi considero un imprenditore occidentale, nato in Kazakistan che oggi risiede e ha il passaporto del Montenegro".
Perché non le piace essere chiamato oligarca?
"In economia il termine oligarca indica chi esercita un monopolio negli affari, anche grazie alla politica. Io non sono mai entrato nel Cremlino, neanche per turismo. E la politica non ha un peso nella mia società".
Cosa pensa della guerra in Ucraina?
"E’ una tragedia. Io penso che le persone sagge risolvono tutte le questioni con la trattativa. Spero tanto che prevalga la saggezza e che si apra la trattativa per la pace. La guerra provoca conseguenze negative per tutt gli imprenditori. I porti sono bloccati, l’energia e il petrolio costano troppo, ci sono troppi morti e le sanzioni fermano l’economia. L’unico Paese che ci guadagna è la Cina".
Cosa pensa di Putin?
"Non l’ho mai incontrato, ho la stessa opinione che potreste avere voi".
Pensa di investire nello sport?
"Finora siamo solo sponsor del Siena calcio. Lo sport è un biglietto da visita, è un angelo che aiuta gli affari. Appena finiranno le inchieste, penseremo di investire anche nello sport. Su quale squadra e in quale sport saranno i senesi a deciderlo. Avevo deciso di investire altri 10 milioni su Siena, ma le inchieste hanno bloccato tutto. Il nostro successo qui sarà un successo anche per la città".