PINO DI BLASIO
Cronaca

"Non lessi la mail del 4 marzo sul suicidio Perdita del lavoro e arresto, le paure di David"

L’audizione dell’ex ad Mps alla commissione d’inchiesta. "Ero a Dubai, la sua richiesta di aiuto mi è sfuggita, poi era più tranquillo. Lo feci entrare nel comitato di direzione, una prova di fiducia. La trattativa con la famiglia non si chiuse, cifre troppo distanti"

di PIno Di Blasio

"Da nove anni quelle parole mi rimbombano nella testa. Mi sono sforzato più volte di capire cosa è successo. Quando David mi ha scritto, dopo quattro ore, ribadendomi che aveva bisogno di aiuto gli ho risposto: ‘mandami una mail per spiegarmi bene di che aiuto hai bisogno’ e non ho fatto riferimento alle mail precedente. Perché quel giorno non lessi la mail ’help, stasera mi suicido". Fabrizio Viola, ex ad e direttore generale di Banca Monte dei Paschi, parla per tre ore davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi. E per quasi un’ora deve rispondere a domande sulla mail inviata da Rossi il mattino del 4 marzo. "Ero a Dubai per una vacanza - racconta Viola, ritornando al marzo del 2013 - non ero collegato alle mail come in ufficio. La mia posta poteva essere letta solo da Valentino Fanti e Lorenza Pieraccini, della segreteria. Ero collegato con il Blackberry, quel giorno la connessione andava a singhiozzo, il black out con David Rossi durò per 4 ore. Quella mail non ricordo di averla vista quel giorno, ammetto che l’oggetto è tale che non si può dimenticare".

Le domande del presidente Zanettin e soprattutto dei parlamentari Migliorino e Ferri hanno insistito su come sia stato possibile non leggere proprio quella mail disperata di richiesta di aiuto. E chi sia stato a cancellarla il 7 marzo. "Che cosa sarebbe successo se l’avessi letta il 4 marzo? Non c’è una procedura codificata - è la replica dell’ex ad Mps - per mail del genere. Noi la leggiamo ex post e assume una rilevanza particolare. Non so cosa avrei fatto, la cosa più ovvia sarebbe stata chiamare la responsabile delle risorse umane. Chi l’ha cancellata? Può succedere di cancellare mail senza vederle".

Oltre alla mail ’help’, l’audizione di Viola è stata importante per aver sgombrato il campo da due fattori eventuali dietro il suicidio di Rossi. "Le preoccupazioni di David erano due: perdere il posto di lavoro e rischiare l’arresto. Sulle sue paure di essere arrestato, qualche volta la mettevamo sul ridere. E gli ho sempre detto che, come capo della comunicazione, non poteva aver commesso reati tali da prefigurare l’arresto. Doveva dare le giuste dimensioni alla questione. Anche se dopo la perquisizione del 19 febbraio, era entrato in uno stato di grande disagio. Sul posto di lavoro, non solo a parole, ma anche con i fatti, gli abbiamo confermato, io e Profumo, stima e apprezzamento. Era una favola che volessimo sostituirlo con un giornalista di Repubblica. A febbraio decisi di invitarlo stabilmente nel comitato di direzione, una forte prova di fiducia, visto che in quell’organismo giravano informazioni super riservate".

Per Fabrizio Viola non fu David Rossi il protagonista della fuga di notizie sull’azione di responsabilità decisa dal cda del Monte il 28 febbraio contro gli ex vertici Mussari e Vigni, e le banche straniere Nomura e Deutsche Bank. "David era completamente all’oscuro delle nostre intenzioni, quell’azione fu decisa da me, Profumo, il cfo Mingrone e un legale. La tenemmo nascosta anche ai consiglieri, la inserimmo all’ordine del giorno con una formula criptica, senza allegare documenti. Temevamo che le due banche potessero anticiparci, con un’iniziativa di difesa, incardinando l’azione sul tribunale di Londra. Furono Profumo e Mingrone, a cena la sera del consiglio, a rivelare a David Rossi l’azione di responsabilità. Ma i giornali avevano già chiuso, le inchieste successive stabilirono che fu un consigliere d’amministrazione a informare la Nazione e il Sole 24 ore".

Fu il capo della finanza Mingrone a informare Viola della morte di David Rossi. "Ero atterrato a Malpensa da Dubai, stavo riaccompagnando i miei figli a casa, quando ricevo la telefonata di Mingrone. Piangeva, era disperato. Non so se mi ha chiamato dal vicolo dove c’era il corpo di David o era tornato in ufficio. Io e Profumo ci siamo messi in macchina e siamo arrivati a Siena all’alba".

Anche sulla trattativa per i risarcimenti alla famiglia di David, l’ex ad Viola è netto. "Offrimmo alla moglie prima un’assunzione al Monte, poi una ristrutturazione del finanziamento per la casa e un arrotondamento verso l’alto del Tfr. La famiglia si fece rappresentare da un legale, la trattativa non portò a nessun risultato. Le posizioni erano distanti, la Banca offriva una cifra sui 200mila euro, dall’altra parte chiedevano svariate centinaia di migliaia di euro. Non era una materia da negoziare".

Sul gruppo della birreria e sui festini Viola rivela di non sapere nulla e di aver letto le storie sui giornali e dalla tv. "David era sotto stress - ricorda il manager - anche se non è paragonabile a quello che ho patito io negli ultimi due anni. Non ho mai avuto dubbi sul suicidio, anche se non avrei mai immaginato che potesse arrivare a quell’atto. È il giudizio che mi sono dato avendo letto le carte, considerando abbastanza improbabile che qualcuno riesca ad entrare in banca e possa fare quello che ha fatto".

L’audizione è stata secretata per venti minuti, perché l’onorevole Migliorino voleva parlare con Viola di alcune mail sensibili. La commissione risentirà i pm Marini (il 24 marzo) e Nastasi (il 7 aprile). Il 17 marzo saranno ascoltati l’ispettore di polizia Livio Marini e il giornalista Domenico Mugnaini. Il 23 toccherà a Paride Minervini.